Porta Nuova, confermato il blocco | Il tesoro dei boss è congelato - Live Sicilia

Porta Nuova, confermato il blocco | Il tesoro dei boss è congelato

Alessandro D'Ambrogio e Antonino Seranella

Confermato il “blocco” dei beni riconducibili ad Antonino Seranella, considerato il braccio destro del capo mandamento Alessandro D'Ambrogio. Su S, 'la dolce vita' dei boss. LEGGI

PALERMO – Il sequestro del tesoro del presunto boss di Porta Nuova supera il vaglio del Tribunale del Riesame. Confermato il “blocco” dei beni riconducibili ad Antonino Seranella, considerato il braccio destro del capo mandamento Alessandro D’Ambrogio.

Sotto sequestro restano il pub Day Just di via Nino Bixio, ufficialmente gestito dalla moglie di Seranella, due imbarcazioni di lusso, un’auto e un acquascooter. Testimonianza, secondo l’accusa, che ci starebbe al vertice di Cosa nostra fa una vita a cinque stelle. Lussi che fanno a pugni con la modestia degli introiti ufficiali.

Prendiamo Antonino Seranella, 35 anni, fedelissimo di D’Ambrogio, il capo emergente della mafia che comanderebbe su una grossa fetta di Palermo: guadagnava mille euro al mese alla Social Trinacria Onlus, ma il suo tenore di vita era al top. Un ex Pip pagato dalla Regione siciliana che a lavoro ci andava poco o niente e trascorreva le calde giornate estive a bordo di un cabinato da dieci metri, sei posti letto. Roba da 150 mila euro. Per comprarlo servono 130 mila euro, o giù di lì. Oppure, per le brevi uscite fuori porta, a bordo del più agile gommone modello Led 33 da decine di migliaia di euro.

Le due barche erano a disposizione degli amici. A Porta Nuova tutto è di tutti. Innanzitutto del capo, e cioè di D’Ambrogio, ritornato in cella a luglio dopo una una lunga detenzione per mafia, inframezzata da un paio di anni di libertà. Ma anche dei suoi presunti gregari, come Giacomo Pampillonia (anche lui arrestato nel blitz dei carabinieri del mese scorso) o di semplici amici. Come Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa, Antonino, detto lo Scintillone, molto legato a Fabrizio Miccoli, ex bandiera del Palermo dalle amicizie piuttosto chiacchierate che gli sono costate la maglia rosanero e l’addio ad una tifoseria che per anni lo ha eletto a leder indiscusso dell’orgoglio rosanero. O come Raffaello Migliaccio, star emergente della canzone neomelodica napoletana. Un cantante che dal palco allestito nel popolare rione della Kalsa, durante la festa di Santa Teresa, salutava “tutti gli ospiti dello Stato” su richiesta “dell’amico Alessandro” (D’Amrbogio, appunto). E in barca ci andava pure Mauro Nardi, stella mai offuscata dalla canzone napoletana, che soleva dedicare il suo cavallo di battaglia “Guerra e pace” ad un fan di eccezione: Gianni Nicchi.

Il lusso dei boss, dunque. Un lusso che resta sottochiave. Il Riesame ha confermato l’impianto accusatorio dei carabinieri del comando provinciale di Palermo che oltre ad arrestare più di 20 persone hanno messo le mani su un tesoro da 40 milioni di euro. Sotto sequestro è finita pure, infatti, la Ovinsicula, azienda leader nell’allevamento, la macellazione e la vendita all’ingrosso di carnu. Un’unità operativa a Mezzojuso, nella quale lavorano 55 dipendenti, e una sede distaccata a San Gavino Monreale, in Sardegna. Sarebbe riconducibile ad Antonino Ciresi, indicato come il reggente della mafia di Borgo Vecchio, anche lui alle dipendenze di Alessandro D’Ambrogio.

 

 

 


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