PALERMO – Concorso esterno in associazione mafiosa. È l’ipotesi di reato che ha fatto scattare l’avviso di garanzia e le perquisizioni a tappeto nei confronti di Antonello Montante, imprenditore e presidente tra l’altro di Confindustria Sicilia. I procuratori aggiunti di Caltanissetta Lia Sava e Gabriele Paci, e il sostituto Stefano Luciani hanno mandato i poliziotti della squadra mobile e del Servizio centrale operativo in diverse città italiane, dove hanno sede società riconducibili a Montante, nonché nelle sedi di Confindustria Sicilia e Unioncamere a Palermo, presso la Camera di commercio di Caltanissetta e nelle abitazioni di Montante.
Ecco l’ipotesi di reato per cui Montante è indagato: “Per avere concorso nelle attività dell’associazione mafiosa mettendo in modo continuativo a disposizione in particolare di Paolino e Vincenzo Arnone (padre e figlio, rispettivamente consigliere e reggente della famiglia mafiosa di Serradifalco, ndr) la propria attività imprenditoriale consentendo al clan di ottenere l’affidamento di lavori e commesse anche a scapito di altri imprenditori, nonché assunzioni di persone segnalate dagli stessi, ricevendone in cambio il sostegno per il conseguimento di incarichi all’interno di enti e associazioni di categoria, la garanzia in ordine allo svolgimento della sua attività imprenditoriale in condizioni di tranquillità, senza ricevere richieste di estorsioni e senza il timore di possibili ripercussioni negative per l’incolumità propria e dei beni aziendali, nonché analoghe garanzie per attività riconducibili a suoi familiari e a terzi a lui legati da stretti rapporti”. Delitto che l’indagato avrebbe commesso a partire dal 1990.
Sono state le dichiarazioni di quatto pentiti – Pietro Riggio, Aldo Riggi, Salvatore Dario Di Francesco e Carmelo Barbieri – a tirare in ballo l’indagato. Ne è venuta fuori quella che i pm definiscono la “gestione opaca di alcune società”. Ed ancora le indagini consentono, si legge nel decreto di perquisizione, di “ritenere che Montante, attraverso le stesse società, abbia cercato di creare, nel corso del tempo, risorse economiche occulte”. Di recente si sono aggiunte le dichiarazioni dell’imprenditore Massimo Romano che, “sia pure tra molte reticenze” (titolare di una catena di supermercati e presidente del Confidi di Caltanissetta, Romano è indagato per false dichiarazioni al pm, ndr) ha riferito di “una singolare richiesta rivoltagli dall’indagato tra il novembre e il dicembre 2014 di cambiargli, in banconote di taglio inferiore rispetto a quelle di cui disponeva (500 euro), una somma di denaro che si aggirava tra i 100 e i 300 mila euro”. Il 28 marzo 2015 è stato il collaboratore Di Francesco a riferire del’esistenza di fondi “neri” da destinare a “soggetti in quel momento ancora organici alla criminalità di stampo mafioso per il raggiungimento di scopi evidentemente ritenuti funzionali ai propri interessi”.
Ed è anche per cercare le tracce del denaro e “acquisire ulteriori elementi di riscontro all’ipotesi di reato” che sono partite le perquisizioni che hanno riguardato anche alcune società non direttamente riconducibili a Montante fra cui l’Antico torronificio nisseno. Un altro capitolo dell’inchiesta riguarda i rapporti societari della Ap Consulting fra Montante e Paola Patti, figlia di Carmelo, ex patron della Valtur che, ricordano i pm nisseni, è sottoposto a misura di prevenzione patrimoniali per i suoi presunti rapporti con la mafia trapanese.
Ecco l’elenco delle perquisizioni: “Mediterr Shoch Absorbers (Caltanissetta, Serradifalco e Asti), Gimon (Serradifalco e Castell’Alfero), Hasta Magi Tecnologie (Serradifalco e Asti), Alechia (Caltanissetta), Ap Consulting (Milano), abitazioni a Caltanissetta, Serradifalco, Asti e Milano, camera di Commercio di caltanissetta, Confindustria Sicilia a Palermo e Unioncamere a Palermo.