WASHINGTON (STATI UNITI) – “In Sicilia, i boss del crimine organizzato, sanno dove gira il vento”. E’ questo il titolo di un reportage pubblicato in prima pagina dal Washington Post dedicato all’inchiesta che vede coinvolti numerosi imprenditori siciliani legati alla mafia alle prese con gli appalti per la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici. Secondo l’autore dell’articolo, Anthony Faiola, Cosa Nostra s’é resa conto che questo delle energie rinnovabili è l’affare del futuro su cui mettere le mani. Nel pezzo si legge anche la trascrizione di una telefonata intercettata dagli inquirenti, in cui un imprenditore, Salvatore Angelo, descrive a un presunto boss della mafia, Vincenzo Funari, le grandi potenzialità economiche offerte da questo nuovo mercato. “Per l’amore dei nostri figli – dice Salvatore – guardi che le energie rinnovabili sono importanti. E’ un business su cui possiamo campare”.
“Cosa Nostra – racconta il Pm Teresa Maria Principato al Washington Post – si sta adattando al nuovo panorama, acquisendo maggiore conoscenza su cosa accade nei settori economici emergenti, come quello dell’energia pulita. Un affare sempre più interessante a causa dei sussidi pubblici”. Nell’articolo, in cui si parla dei nuovi ‘Boss del vento’ si racconta appunto come l’interesse del crimine organizzato sul solare e l’eolico negli ultimi tempi sia cresciuto sempre di più, man mano che sono aumentati gli incentivi e i finanziamenti statali a quelle imprese che vogliano entrare in questo settore. Faiola ricorda che questo fenomeno non riguarda solo l’Italia e la Sicilia: la costruzione di impianti energetici verdi anche in Spagna è stata accompagnati da episodi di malaffare, tanto da creare il neologismo ‘eco-corrupcion’.