Mafia, perizie false | Indagati avvocato e psichiatri - Live Sicilia

Mafia, perizie false | Indagati avvocato e psichiatri

Il tribunale di Messina

Terremoto giudiziario a Messina. L'obiettivom degli indagati sarebbe stato quello di ottenere la scarcerazione dei due presunti mafiosi per patologie non compatibili con la detenzione.

Messina
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MESSINA – Un avvocato, due psichiatri, un boss e un amministratore giudiziario sono indagati dalla Procura di Messina per aver tentato di far scarcerare presunti mafiosi con perizie false. Il sostituto procuratore Giuseppe Verzera ha inviato avvisi di chiusura delle indagini all’avvocato Francesco Traclò,73 anni, gli psichiatri Marina Martina, 54 anni e Giuseppe Dattola, 56 anni, il boss di Mangialupi Antonino Trovato, 56 anni e Concetto Russo, 57 anni, amministratore giudiziario della Sicilmarket srl, una società riconducibile a Trovato. Le indagini furono avviate dopo il sequestro di un arsenale e chili di droga nel casolare di Letterio Campagna che fu arrestato. In alcune discussioni l’uomo confidava ai familiari che il suo legale, l’avvocato Traclò, gli consigliava di farsi crescere barba e capelli, in previsione di una perizia psichiatrica in cui avrebbe simulato disturbi inesistenti. Traclò è accusato quindi di concorso in favoreggiamento personale e tentato favoreggiamento con l’aggravante di aver agevolato il clan mafioso di Mangialupi.

Marina Martina e Giuseppe Dattola secondo l’accusa in più occasioni avrebbero realizzato delle perizie in cui dichiaravano le condizioni di salute di Letterio Campagna ed Antonino Trovato incompatibili con la detenzione carceraria. L’obiettivo sarebbe stato quello di ottenere la scarcerazione dei due presunti mafiosi per patologie non compatibili con la detenzione. I due psichiatri devono rispondere di falso in perizia con l’aggravante di aver agevolato Mangialupi. Trovato e Russo devono rispondere di falso per aver modificato i bilanci della Sicilmarket srl, società riconducibile al boss di Mangialupi, indicando fatti non veri sulla situazione economica della società, esponendo in particolare passività inesistenti. L’obiettivo era quello di sottrarre la società al sequestro di beni operato dalla Squadra Mobile.

(Fonte ANSA)


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