PALERMO – Arrestati pochi giorni dopo la condanna. Finiscono in carcere Carmelo D’Amico e Salvatore Mulè. La settimana scorsa il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello li ha condannati rispettivamente a 10 e 8 anni di carcere nel processo denominato Panta Rei. Secondo l’accusa, D’Amico sarebbe stato il capo decina del clan mafioso di Bagheria. Mulè, invece, era considerato un uomo di peso a Ballarò, mandamento mafioso di Porta Nuova, assieme ad Alessandro Bronte, braccio operativo di Teresa Marino, la moglie del capomafia Tommaso Lo Presti che dettava gli ordini dal carcere. La loro gestione creò tensioni. Mulè rischiò di essere ammazzato, mentre Bronte fu pestato a sangue, nonostante dietro la loro scalata ci fosse la regia, dicono gli investigatori, di Lo Presti.
La sera del 16 ottobre 2014, quindici minuti dopo le venti, giunse una telefonata al 113. La chiamata partiva da una cabina di via Armando Diaz, nel rione Brancaccio. “…domani mattina devono ammazzare Salvo Mulè del Ballarò…”, diceva una voce maschile. I carabinieri evitarono il peggio. Ieri l’arresto per entrambi che hanno assistito al processo di primo grado a piede libero.