PALERMO – E’ l’ennesimo capitolo di una vicenda giudiziaria sempre più misteriosa. Nella cella del boss pugliese Alberto Lorusso c’era una lettera, scritta utilizzando l’alfabeto fenicio. Vi si leggerebbero le parole “attentato”, “papello” e “Bagarella”.
Lorusso non è un detenutpo qualunque. Si tratta dell’uomo che trascorreva l’ora d’aria con Totò Riina. L’uomo che avrebbe raccolto le confidenze del padrino corleonese. O meglio, i piani di morte del capo dei capi che il 16 novembre scorso gli avrebbe riferito la volontà di ammazzare Nino Di Matteo, uno dei pubblici ministeri del processo sulla trattativa Stato-mafia.
A fine dicembre i pm palermitani sono sono andati nel carcere romano di Rebibbia per interrogare Lorusso. Poi, la decisione, a sorpresa, di perquisire la sua sua cella e la misteriosa scoperta. Una lettera scritta con il codice alfabetico dei fenici. Una lettera in cui sarebbero annotate parole che hanno fatto suonare, ancora una volta, la sirena d’allarme.