Palermo, mafia, sequestrati beni per 2,5 milioni a un imprenditore

Mafia, sequestrati beni per 2,5 milioni a un imprenditore di Carini

Avrebbe favorito la latitanza del boss Salvatore Lo Piccolo. La Dia in azione

PALERMO – Valgono 2,5 milioni di euro in beni sequestrati a Giovanni Palazzolo, 70 anni, originario di Carini, in provincia di Palermo. Secondo la Procura di Palermo, sarebbe vicino a una delle famiglie del mandamento mafioso San Lorenzo-Tommaso Natale. Il decreto di sequestro, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale, è stato eseguito dalla Direzione investigativa antimafia.

Le accuse della Dia

L’imprenditore è attivo nei settori dell’edilizia, della logistica e della ristorazione. Palazzolo è imputato nel processo di primo grado nato dall’operazione ‘Nemesi’ dell’aprile 2024. Secondo gli investigatori ci sarebbe una sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e gli investimenti realizzati negli anni.

I beni sequestrati

Il sequestro dei beni, la cui richiesta è stata avanzata dalla Procura ma accolta parzialmente dal tribunale di Palermo, riguarda: nove immobili, tra terreni e fabbricati; il 50% di una Sas che opera nell’edilizia; diversi beni tra le province di Palermo e Trapani. Il Tribunale ha fissato per la seconda decade di settembre l’udienza per la trattazione delle misure di prevenzione.

Imprenditore legato a Cosa Nostra, pronto ad ospitare il capomafia latitante di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo. L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Giovanni Antoci sul fondatore della Gls di Carini (la società non è coinvolta nel sequestro) nasce dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonino Pipitone e Gaspare Pulizzi, per anni co-reggenti della famiglia mafiosa che fa parte del mandamento palermitano di San Lorenzo.

“Ha i soldi della famiglia”

“Giovanni c’ha i soldi della famiglia” ha spiegato Pulizzi, precisando che l’imprenditore e il boss Vincenzo Pipitone erano soci occulti in una operazione che avrebbe consentito al capomafia di investire in una serie di attività edilizie, tra cui la costruzione di alcune palazzine.

Antonino Pipitone ha aggiunto che Palazzolo aveva corrotto funzionari del Comune per consentire una serie di lottizzazioni che interessavano ad alcuni imprenditori. All’inizio Palazzolo si sarebbe occupato di estorsioni: “Un giorno Giovanni Palazzolo parla con me e con Nino Pipitone – ha messo a verbale Pulizzi nel lontano 2008 – dice ma all’Ordine dei medici gli hanno fatto un segnale, non mi ricordo che cosa gli hanno messo, un segnale o hanno bruciato qualcosa”.

Il diktat dei Lo Piccolo fu “che se la sbrigava Palazzolo e i soldi ce li faceva avere a noi… la messa a posto fu 30 mila euro”, pagati dall’imprenditore che arrivava dalla provincia di Messina. A partire dal 2021 Palazzolo è finito sotto intercettazione della Dia. Temeva che i pentiti potessero farlo arrestare. Aveva paura di una eventuale collaborazione con la giustizia del boss Freddy Gallina, estradato in Italia dagli Usa.

“Io mi scanto (ho paura ndr)”, diceva non sapendo di essere intercettato. “Appena io sbaglio cado, siccome loro non hanno niente da perdere perché ormai quello che avevano da perdere l’hanno perso. Ho mandato mio fratello e gli ho detto ‘gli devi dire che non mi devono cercare’”, continuava facendo capire di aver voluto interrompere i rapporti con i clan per timore dell’arresto.

“Ha ospitato il latitante”

C’è anche un inquietante episodio. Pipitone ha riferito che Palazzolo si mise a disposizione per trovare un rifugio sicuro a Salvatore Lo Piccolo. Circostanza confermata dallo stesso Palazzolo intercettato: “… ma anzi quello come è che non ci ha consumati all’epoca (diceva riferendosi al pentito Pipitone ndr). Lui è stato qui, Lo Piccolo… me lo hanno chiesto a me questa cortesia… io quando l’ho conosciuto io, lui era… faceva il cameriere da questo Nino Spatola lì a Tommaso Natale…”. Un riferimento anche al figlio di Salvatore Lo Piccolo, Sandro, all’ergastolo come il padre: “Suo figlio… aprivano Dom Perignon qua nella piazza a Terrasini, Rolex, cose, buttane…“.


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