RAGUSA – Basta guardarli negli occhi, o farci due chiacchiere, per capire il disarmo e la rassegnazione. E per scoprire che il sorriso difficilmente tornerà sui loro visi. Il lavoro di un anno intero – di un anno tremendo, fra l’altro – mandato in malora dalla furia del vento che sabato scorso si è abbattuto con prepotenza sulla Sicilia orientale e su tutta la provincia di Ragusa. Gli agricoltori sono come i gatti: hanno sette vite. Ma il tempo che passa, le nuove generazioni che disertano, la calamità dietro l’angolo rendono la fatica insopportabile tanto quanto il dolore.
L’ondata di maltempo del 14 aprile, che ha fatto registrare picchi di vento fra i 70 e gli 80 chilometri orari, ha buttato giù le serre e provocato danni incalcolabili alle colture. La fascia trasformata che si estende da Scoglitti a Marina di Ragusa è devastata. “E’ ancora presto per esprimerci con certezza, ma valutiamo le perdite in parecchi milioni di euro, forse qualche decina. Al termine di questa campagna agraria non sappiamo chi rimarrà in piedi”. A parlare è Guglielmo Occhipinti, uno storico imprenditore agricolo di Santa Croce Camerina che da quarant’anni investe nel comparto e prova a mandare avanti un’attività in cui rischi e fatturati sono inversamente proporzionali. “Si salva solo chi gode di un’assicurazione contro le calamità – ci spiega – Ma oggi non sono in tanti. Perché servirebbe investire una grande quantità di denaro che il mercato, però, non garantisce. Rispetto all’alluvione dello scorso ottobre, in cui soltanto le strutture erano state danneggiate, qui vengono compromesse le produzioni. Il vento ha bruciato le piante. Abbiamo perso tutto”.
Le raffiche hanno divelto gli strati di plastica che ricoprono le serre e piegato in due le strutture. Non hanno fatto sconti a nessuno. Marina di Ragusa, Donnalucata, Santa Croce Camerina e Vittoria vivono essenzialmente di agricoltura. E per un’agricoltura che non funziona c’è un’economia che va a rotoli: “La cosa che ci irrita maggiormente – spiega Occhipinti – è che la stampa nazionale non ci degna di uno sguardo. E a livello istituzionale tutti ci ignorano”. Gli agricoltori non hanno più la forza di svegliarsi per andare al lavoro. I sacrifici sono tanti e mal ripagati. I piccoli sforzi fatti nelle ultime settimane dalla politica regionale non li soddisfano, forse perché non sono abbastanza.
Fin qui è stato un 2018 nero. Prima la crisi del comparto, che si è manifestata con un crollo dei prezzi senza precedenti e ha costretto la Regione, di recente, a istituire un tavolo di crisi permanente in cui affrontare le singole questioni: dalla concorrenza sleale delle merci estere a una moratoria delle passività aziendali. Adesso la bufera di vento, un fulmine devastante – in un cielo già molto torvo – che non ha nemmeno un “nome”: “Nel 2012 il ciclone Athos fece gli stessi danni, ma in quel caso si trattò di un fenomeno più circoscritto” spiega Occhipinti. Un altro imprenditore della zona ha perso in poche ore quasi 2 ettari di produzione e fatica a contenere la rabbia. Mostra le foto su Facebook, spiegando che oggi non c’è più alcuna voglia di tornare fra i pomodori (ancora verdi) e le zucchine (ormai incolte). Qualche giorno fa, a Vittoria, un 30enne si è impiccato per timore di dover cedere l’azienda a causa dei forti debiti contratti.
Il sindaco del comune ipparino, Giovanni Moscato, parlando ai suoi concittadini ha spiegato che “oltre alla crisi già pesante toccherà anche fronteggiare le avversità del meteo. Ho già sentito telefonicamente l’assessore regionale all’Agricoltura Bandiera e richiederemo immediatamente lo stato di calamità naturale. È un momento di grande difficoltà ed è quindi il momento di stare uniti e vicini: è la battaglia per Vittoria che va combattuta insieme”. Un messaggio dello stesso tenore è partito dal primo cittadino di Santa Croce Camerina, Giovanni Barone. La deputazione iblea è impegnata a tappare le numerose falle di un sistema che non funziona, da Bruxelles a Palermo: “Ho avuto già rassicurazioni – scrive il deputato Giorgio Assenza – da parte dell’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera, che gli uffici preposti sono stati già mobilitati per la verifica dei danni e il conseguente avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale e per ogni possibile sostegno a ristoro dei danni subito dalle aziende agricole”. Anche le associazioni di categoria, in primis Coldiretti, stanno raccogliendo le istanze per lo stato di calamità.
Ma la politica regionale ha pochi strumenti e pochi interlocutori (senza un governo nazionale). Musumeci, qualche giorno fa, ha riunito gli europarlamentari eletti in Sicilia e chiesto di farsi carico di difficoltà e imbarazzi ultradecennali. Ha riunito attorno allo stesso tavolo i rappresentanti del Comitato Agricoltura Anticrisi – reduce dall’occupazione pacifica di molte aule consiliari – e la grande distribuzione organizzata, nel tentativo di giocare la stessa partita e riaffermare il “made in Sicily” anche nelle grosse catene di supermercati: “Ma a noi le istituzioni ci hanno sempre preso in giro – chiosa l’imprenditore Occhipinti, ferito nell’anima – Potremmo anche giocare una buona partita, ma non basta. Per vincere bisogna fare un gol in più dell’avversario e finora non ci siamo mai riusciti. Forse perché gli avversari sono più di uno”.
L’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera, tirato per la giacca un po’ da tutti, in queste ore è al Vinitaly di Verona e guarda con preoccupazione alla situazione ragusana: “Già da sabato mattina gli uffici stanno procedendo alle prime stime dei danni causati dall’ondata di maltempo che venerdì scorso si è abbattuta nel Ragusano. Sono in costante contatto con il capo dell’ispettorato provinciale all’Agricoltura, Giorgio Carpenzano, affinché i tecnici della Regione procedano, rapidamente, a definire entità e perimetrazione dei danni. In questo modo potremo deliberare, nella giunta di governo, lo stato di calamità per quei territori, attivando le provvidenze previste dalla legge”. “Gli agricoltori siciliani – continua l’assessore – devono sapere che il governo attiverà tutti i mezzi a disposizione. Proprio per questo motivo, con il disegno di legge di stabilità già all’attenzione dell’Assemblea siciliana, abbiamo stanziato dieci milioni di euro per riattivare il Fondo di solidarietà regionale. Come più volte ha già sostenuto il presidente Musumeci, questa è una battaglia comune e gli agricoltori ci avranno al loro fianco”.