FASANO (BRINDISI) – Ha combattuto la sua battaglia col cancro fino allo stremo delle forze, fino al momento in cui si è reso conto che tenacia e forza di volontà non bastavano più. Giovanni Custodero, ex calciatore di 25 anni, è morto il 12 gennaio nel suo letto abbracciato alla madre che gli cantava una ninna nanna, durante la sedazione profonda che lui stesso aveva scelto pochi giorni fa per non sentire più i dolori causati dal sarcoma osseo. Durante il calvario la positività del ragazzo, che faceva il portiere di calcio a 5, era diventata un’ispirazione per tutti i suoi conoscenti e non solo: per tutti, a Fasano e sui social, era ‘il guerriero’.
A raccontare gli ultimi istanti di Giovanni è la sorella Marianna, in un’intervista a La Stampa: “Ha detto ‘mamma abbracciami’, lei l’ha abbracciato e gli ha cantato la ninna nanna. Poi non si è più svegliato”. Anche la fidanzata, Luana Amati, racconta i suoi ultimi momenti col ragazzo: “Durante la sedazione, ogni tanto apriva gli occhi e mi mandava un bacio. Il giorno in cui è morto, nel dormiveglia, mi ha abbracciato con una forza pazzesca, pensavo che i miei capelli lo soffocassero. Poi piano piano mi ha lasciato e ho capito che non c’era più”. A lei, prima di andarsene, ha detto: “Luana, vai e spacca tutto, realizzati, vivi”.
Ci teneva, Giovanni. Non soltanto a rendere perfetto l’ultimo saluto, ma anche a ‘consegnare’ ad amici e parenti il proprio testamento ideologico: una serie di battaglie da portare avanti, fra cui quella per ottenere il via libera all’eutanasia nei confronti dei malati gravi. Volontà confermata anche da Luana: “Non ne poteva più di soffrire. Se fosse stata legale, Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia”. Alla sorella Marianna aveva chiesto: “Sorellina, se fosse legale l’eutanasia tu mi aiuteresti a morire? Perché sono stanco”. “Certo fratello – la risposta – e ora continuerò la battaglia come promesso”.