Mamma, sposerò | il figlio di un boss - Live Sicilia

Mamma, sposerò | il figlio di un boss

Non può succedere? Sì che può succedere.

MANOVRA A TINAGLIA
di
3 min di lettura

Vi siete mai chiesti come reagireste se vostro figlio/a si innamorasse di qualcuno che ha parentele mafiose? Innamoramento vero, dico. Quello che porta vostro figlio/a, un bel giorno a dirvi ”papà, mamma, vogliamo sposarci”. E’ probabile di no.

Siete stati fortunati perché la vita non vi ha posto di fronte a questo genere di situazioni, e lo sono stato anch’io. I gratta e vinci non sono solo quelli che vendono nelle tabaccherie. Io però me lo sono chiesto varie volte. Non perché sia portato alla speculazione, sia chiaro. E’ stata la mia professione a costringermi a pensarci.

Guardate che è una cosa che può capitare a tutti. Specialmente qui a Palermo, dove è facile che qualcuno abbia uno zio, un cugino, un cognato, anche acquisito, coinvolto in vicende di mafia. Del resto, per essere coinvolti in vicende di mafia, basta anche un concorso. Esterno, dico.

E poi, le parentele, nella nostra accezione non sono quelle regolate dal codice civile. Noi andiamo oltre. Ci sono i cugini, e i loro gradi. Primo, secondo, terzo. Insomma, è un colpo imparabile. D’altronde, se i miei ricordi sono intatti, l’amore è una cosa che colpisce alle spalle. Due ragazzi si incontrano per caso, si conoscono, ma quando mai si è detto che la prima cosa di cui parlano è la loro famiglia? Si, magari ci può scappare che il padre dell’uno è un professore, e quello dell’altro lavora in banca, per dire, ma serve solo a prendere la rincorsa.

E’ di altro che parlano, i due ragazzi. Ed è lì, in questi dialoghi, che è nascosta la trappola dell’amore. Ma non la loro. Loro si sono già innamorati, ed uno dei due avrà sicuramente detto “tu non c’entri coi tuoi parenti”. La trappola è per te, padre, per te, madre, che improvvisamente vi trovate catapultati in una dimensione nella quale mai avreste immaginato di dovervi trovare. “Imparentati”, perché è di questo che si tratta, con un mafioso. Che non è uno scherzo.

Tralasciamo il capitolo delle ricorrenze familiari che sono una tragedia a prescindere. E’ una condizione che avvelenerà le relazioni sociali, provocherà imbarazzi, vergogna (specie se c’è in ballo un cognome di quelli che pesano). Può rovinartela, l’esistenza.

Magari sei un imprenditore e domani scopri che non puoi più partecipare ad una gara di appalto. Ti ha colpito l’interdittiva antimafia. E’ così che funziona. La collettività ha predisposto dei sensori, si è data delle regole per evitare il rischio di infiltrazioni mafiose. E tu sei diventato un parente di mafioso, ….non si sa mai. Occhio pure se chiedi il rinnovo del porto d’armi per andare a caccia, come hai sempre fatto. Facile che te lo neghino. Una volta imparentato, potresti esserti stancato di sparare. Alle quaglie. Il “non si sa mai” diventerà un permanente algoritmo esistenziale. Insomma, qualcosa di molto simile ad una pena, ma senza reato, o ad un inferno, ma senza peccato.

Appunto, ed è questo che ti chiederai, come un cretino. Ma che peccato ho fatto? Ma come, tua figlia/o si è innamorata/o, ed ha sposato la/il parente di un/una boss (fantastico il politically correct linguistico, rende più scorrevole il testo, vero?) e tu ti domandi che peccato ho fatto? Ma che domanda è?


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