PALERMO – La loro preoccupazione si è trasformata in esasperazione. Con coraggio si sono rivolte ai carabinieri e hanno denunciato gli spacciatori, fornendo indicazioni che si sono rivelate fondamentali nel corso delle indagini che hanno portato a quattro arresti a Misilmeri, nel Palermitano. Sono le mamme che lottano contro i pusher, contro coloro che riforniscono di droga i ragazzi, pure minorenni “e anche una sola telefonata può essere importante”, dice il colonnello Angelo Pitocco, comandante del gruppo carabinieri Palermo.
Il controllo dello spaccio
Il blitz è scattato all’alba, oltre ai quattro arrestati ci sono quattro indagati, risultato di un’indagine durata più di un anno. La rete di pusher avrebbe avuto il controllo dello spaccio in una vasta area del paese, compresa la zona centrale in cui si trovano bar e pub. La strategia era chiara: vicino ai locali sarebbe stato più semplice essere raggiunti dai clienti, tra i quali diversi minori. Ma tre madri hanno intuito tutto: hanno notato gli strani movimenti in strada, l’insolito viavai, hanno temuto il peggio per i loro figli.
Le richieste di aiuto
Le mamme-coraggio hanno così condiviso la loro angoscia coi carabinieri, contribuendo alle indagini che già grazie ai video delle telecamere erano riuscite a svelare uno scenario preoccupante. “La collaborazione di queste donne – aggiunge Pitocco – ci conferma che la sicurezza non è una responsabilità soltanto delle forze dell’ordine. I cittadini possono contribuire notevolmente e, in questo caso, fornendo indicazioni essenziali al buon esito delle indagini. Un grande messaggio di speranza per il futuro, specialmente nell’ottica del nostro lavoro, che dopo le operazioni antidroga allo Zen e allo Sperone, punta sempre di più a contrastare l’insidioso fenomeno dello spaccio”.
I precedenti allo Zen e allo Sperone
Ed è proprio in occasione dei due blitz che le mamme senza paura avevano già desiderato ‘aria nuova’ per i propri figli. Dopo i nove arresti tra i padiglioni del quartiere alla periferia della città, avvenuti lo scorso ottobre, le madri avevano telefonato ai carabinieri della caserma di San Filippo Neri, per ringraziarli di averle liberate – forse anche solo per un periodo – dagli spacciatori. E a far partire le indagini che hanno portato agli otto arresti del 10 giugno allo Sperone è stato proprio un gruppo di genitori. Dieci madri disperate si sono rivolte ai carabinieri e hanno raccontato tutto ciò che sapevano sui pusher, aiutando i militari a individuare i componenti di una fitta rete che gestiva lo spaccio.
La speranza di un futuro migliore
Il loro desiderio? Un quartiere più vivibile e un futuro migliore per i propri figli, alcuni dei quali sarebbero stati ormai da tempo in contatto con i pusher, tanto da non dover nemmeno fare una telefonata. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno accertato che ogni cliente sapeva già dove trovare chi lo avrebbe rifornito di droga. I luoghi sarebbero stati sempre gli stessi, da via Cialdini a piazza Cosmo Guastella, dove le telecamere hanno immortalato decine di cessioni di droga. Il prezzo di ogni dose era di cinque euro. “Un’attività di contrasto – conclude Pitocco – che continueremo a portare avanti sia in città che in provincia”.