PALERMO – Quella foto sorridente, al fianco del presidente Renato Schifani, potrebbe far disorientare chi ha seguito le cronache degli ultimi anni e in particolare degli ultimi mesi.
Michele Mancuso, ex fedelissimo di Miccichè, ha “sposato” la causa del presidente della Regione ed è approdato nel gruppo all’Ars guidato da Stefano Pellegrino, lo stesso che aveva attaccato definendolo “la persona meno adatta a esprimere giudizi su cosa fare di Forza Italia in Sicilia”.
E ancora, Mancuso aveva ricordato a Pellegrino, come fossero “ridicoli” i suoi attacchi nei confronti di Miccichè, ricordandogli, indirettamente, di essere “in conflitto con quella che è la storia di Forza Italia”. LEGGI: Mancuso bacchetta Pellegrino LINK
Gli attacchi a Falcone
Mancuso ha dato il meglio di sé anche nei confronti di un altro “ritrovato” collega di “partito”: Marco Falcone. All’assessore al Bilancio, che presto l’ex miccicheiano abbraccerà, aveva dedicato non poche attestazioni: “Come giudicare, se non fuori di testa il linguaggio forsennato di un assessore che in casa altrui ha rovinato la festa con invettive premeditate contro Gianfranco Micciché?”. E ancora, Mancuso rivendicava di aver definito Falcone “ingrato e irriconoscente poiché piuttosto che al bene di Forza Italia in Sicilia, punta a coltivare il proprio orticello, strizzando l’occhio altrove”. LEGGI: “Falcone vuole distruggere il partito” LINK
Le poltrone
Falcone “strazza l’occhio a destra”. Ma la conclusione di quel giorno di battaglia, è stata di buon auspicio: “Forza Italia, quella ufficiale, ha dimostrato con i fatti di non essere attaccata alle poltrone, pur restando fedele al patto di maggioranza”. L’esatto contrario di quello che è accaduto poco tempo dopo.
“Sconti a nessuno”, minacciava Mancuso riferendosi a Schifani. Poi sono arrivati i “saldi”.