PALERMO – Cade la norma della manovra di bilancio che stanziava trenta milioni di euro per agevolare le aggregazioni tra imprese e favorire gli investimenti in Sicilia. L’Ars ha approvato a voto segreto un emendamento soppressivo dell’opposizione: 29 i voti favorevoli, 24 i contrari. Sei i deputati del centrodestra che risultano presenti al momento del voto ma che non hanno espresso la loro preferenza.
L’Irfis nel mirino dell’Ars
La misura, cara all’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, finisce vittima dei malumori interni alla maggioranza. Nel centrodestra, infatti, non sono pochi i mal di pancia per il ruolo sempre più centrale assunto da Irfis nelle politiche di sviluppo della Regione. L’articolo prevedeva inoltre un ruolo centrale dell’assessorato all’Economia nell’individuazione dei criteri e delle modalità per la concessione delle agevolazioni.
Le norme bocciate
L’articolo 3 affidava all’Istituto regionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia, guidato da Iolanda Riolo, un maxi-fondo per gestire gli interventi in favore delle imprese. Venti milioni di euro erano destinati all’erogazione, attraverso il Fondo Sicilia, di finanziamenti agevolati, assistiti da contribuzione a fondo perduto, in favore delle medie imprese operanti nell’Isola. Stesso utilizzo per altri dieci milioni per le micro e piccole imprese che avrebbero deciso di consorziarsi. Il contributo avrebbe potuto essere ottenuto anche con fusioni o acquisizioni di rami d’azienda.
Lo stop all’acquisto del palazzo ex Sicilcassa
Nel corso della seduta il governo aveva dovuto fare marcia indietro sulla norma che stanziava 12,5 milioni di euro per l’acquisto del palazzo ex Sicilcassa a Palermo. In quel caso l’Esecutivo ha ritirato la misura, che dovrebbe essere ripresentata in occasione della legge di stabilità. Ritirati anche i contributi per il depuratore di Castelvetrano e per la promozione delle eccellenze agroalimentari siciliane.
Una mano tesa da parte del governo che in cambio ha ottenuto una navigazione pressoché serena alla manovra. L’esame del ddl, infatti, è andato avanti in scioltezza nel corso della giornata con l’approvazione in velocità di gran parte delle norme, come il contributo per gli operai delle aree di crisi di Termini Imerese e Gela. Tutto questo fino all’articolo 3, che era stato accantonato e sul quale già da giorni si registravano le voci contrarie dalla pancia del centrodestra.