PALERMO – Giorni di tensione per il centrodestra siciliano che fatica a smaltire le scorie delle elezioni provinciali. Il voto del 27 aprile ha scattato la fotografia di una coalizione vincente nei numeri dei singoli partiti ma attualmente lontana dalla compattezza dei giorni migliori. “C’è maretta”, ironizza un esponente di maggioranza guardando alle prossime tappe e alle possibili ripercussioni sulla tenuta del centrodestra all’Ars.
Il caso Province nel centrodestra
Troppo profondi i solchi scavati dalle elezioni nei sei Liberi consorzi, dove la coalizione è andata spesso in ordine sparso. Il tavolo del centrodestra non ha retto alle sollecitazioni di una competizione elettorale che è stata influenzata soprattutto dalle dinamiche locali.
I partiti che scalpitano
Nei giorni successivi al voto sono fioccate le prese di posizione delle varie anime dell’alleanza. Dc, Noi Moderati e Grande Sicilia scalpitano, seppur per ragioni diverse, e anche Fratelli d’Italia ha mostrato segnali di insofferenza verso Forza Italia.
Il monito della Lega
Se ne è resa conto la Lega, che pure non ha digerito le dinamiche interne alla coalizione registrate nella battaglia per la ex Provincia di Caltanissetta. Il Carroccio ha riunito la propria Direzione regionale formulando il proprio richiamo agli alleati: “Per noi l’unità del centrodestra è sacra e se c’è qualcuno che ha l’idea di minare la maggioranza che sostiene il presidente Schifani, sappia che sta facendo un grosso azzardo e un ingiustificabile errore”. Parole indirizzate soprattutto al Mpa.
Forza Italia: “Provinciali presto agli archivi”
Da Forza Italia, partito del presidente della Regione Renato Schifani, si tende a ridurre il tema Provinciali, con le conseguenti polemiche, ad un evento episodico: “Una parentesi nel quadro di una coalizione che gode di ottima salute”, osservano fonti autorevoli del partito. Nessun dubbio, poi, sulla “capacità del centrodestra di ritrovare nel giro di pochi giorni le ragioni dello stare insieme”.
La manovrina sbarca all’Ars
La temperatura all’interno della coalizione è innegabilmente salita e in un clima non certo dei migliori per il governo sbarca oggi all’Ars la manovrina da cinquanta milioni di euro. Il primo banco di prova per le variazioni di bilancio approvate dal governo è rappresentato dalle commissioni legislative di Palazzo dei Normanni, che si riuniranno in mattinata per l’esame del ddl. Diverse anime del centrodestra hanno consigliato all’Esecutivo un atteggiamento prudente in Parlamento: ad oggi il rischio di nuove imboscate è altissimo già dall’esame degli emendamenti nelle commissioni.
Il pericolo imboscate
Il colpo di scena registrato sulla riforma delle Partecipate suona ancora come un campanello d’allarme, per questo motivo i pontieri hanno suggerito di aprire il capitolo manovrina soltanto quando sarà arrivato un chiarimento interno. Due le strade percorribili: un nuovo vertice tra governo e forze di maggioranza o una serie di incontri bilaterali tra l’Esecutivo e i singoli partiti. La seconda proposta per una road map di pace viaggia già attraverso diverse ambasciate partite all’indirizzo di Palazzo d’Orleans.
Le nomine di sottogoverno
L’Esecutivo, dal canto suo, potrebbe giocare un’altra carta. È quella delle nomine di sottogoverno, a lungo preannunciate ma mai messe nero su bianco: consorzi universitari e di bonifica, ma anche Iacp provinciali e vertici dell’Esa. Gli occhi dei partiti sono puntati su queste e altre decisioni che potrebbero consentire al centrodestra di archiviare le Provinciali e guardare con maggiore serenità alla navigazione nelle acque dell’Ars.