“Tutta una montatura, un’ingiustizia. Avreste potuto sentirmi prima e avrei spiegato quanto era successo. I parenti sapevano dell’uso delle carte di credito delle persone ospitate nella struttura e ci avevano autorizzato“, prova a difendersi così Maricetta Tirrito, reclusa nel carcere di Rebibbia e accusata di aver raggirato almeno quattro persone (due delle quali poi decedute) in una casa di riposo in forma co housing in via Isernia ad Ardea fra il 2021 e il 2023.
Davanti al gip Maricetta Tirrito si è prima avvalsa della facoltà di non rispondere, per poi fornire dichiarazioni spontanee.
Sulla base delle richieste fatte dal suo legale, il gip ha fatto cadere subito l’accusa di omicidio con dolo eventuale che le era stata contestata in un primo momento in ordinanza per il decesso in ospedale di uno degli anziani ospiti, Luigi Bonomo. Il giudice ha accolto la tesi che non ci sia un nesso fra il decesso del 72enne con quanto accadeva nella casa di riposo chiusa a marzo dal comune di Ardea.
“Un primo passo importante per dimostrare la sua estraneità ai fatti – ha spiegato l’avvocato Fierimonte – intanto ho chiesto al gip l’emissione di una misura meno afflittiva, come i domiciliari, visto che il carcere era stato disposto proprio in conseguenza del fatto che c’era l’accusa di omicidio ora caduta“.
Anche per il compagno di Tirrito l’avvocato ha chiesto che venga cambiata la misura nei suoi confronti: da arresti domiciliari a obbligo di firma in modo da consentirgli di proseguire a lavorare come pompiere. Proprio giovedì, inoltre, la Tirrito aveva denunciato di essere stata minacciata in carcere. “Per questo motivo ora viene controllata in modo più stretto dagli agenti della polizia penitenziaria e dovrebbe esserle stata assegnata una cella da sola“, conclude il legale.