ROMA – Il governo indiano ha deciso di non applicare la legge sulla repressione della pirateria riguardo alla vicenda dei due marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il procuratore generale indiano G. E. Vahanvati ha presentato l’opinione del governo favorevole ad abbandonare il ‘Sua act’ per la repressione della pirateria, ma ha chiesto che i capi di accusa vengano formulati dalla polizia Nia. La difesa si e’ opposta a quest’ultima ipotesi e il giudice ha fissato una nuova udienza tra due settimane.
Vahanvati ha consegnato al giudice B.S. Chauhan l’affidavit con l’opinione del ministero della Giustizia sul caso di Girone e Latorre in cui si esclude il ricorso al Sua Act. Il documento sostiene però che i capi d’accusa saranno presentati dalla polizia Nia, l’unità antiterrorismo, che ha svolto le indagini. L’avvocato della difesa Mukul Rohatgi ha però obiettato che “è impossibile utilizzare la Nia in assenza del Sua Act”. Il giudice ha allora chiesto alle parti di presentare le loro posizioni fissando per questo un termine di due settimane.
All’uscita dell’udienza odierna in Corte Suprema, l’avvocato della difesa dei due marò Mukul Rohatgi ha voluto sottolineare il risultato di aver eliminato lo scoglio rappresentato dalla legge anti-pirati. “Con l’eliminazione del Sua Act – ha sottolineato – abbiamo fatto un primo passo. Ora presenteremo le nostre motivazioni avverse al mantenimento della polizia investigativa Nia”.