CATANIA. E’ sulla sussistenza dell’aggravante dell’articolo 7 L. 203/91, e cioè l’aver agevolato gli interessi economici del clan Laudani, che si è concentrata la discussione del pubblico ministero Alessia Natale, nell’udienza preliminare del processo “Town Hall”. Ventiquattro gli imputati, tra cui l’ex presidente del consiglio comunale e l’ex sindaco di Mascali, Biagio Susinni e Filippo Monforte.
Contestata la decisione del tribunale del Riesame che, nel dicembre dello scorso anno, ha ridimensionato il quadro accusatorio, escludendo la già citata aggravante e i gravi indizi di colpevolezza per il primo dei capi d’imputazione contestati, la corruzione legata alla vicenda della costruzione dell’Hotel “Liperus”, in un terreno di Piedimonte Etneo. Per il pubblico ministero, Susinni, nonostante sia amministratore in un altro comune, si propone quale intermediario presso i competenti organi regionali per ottenere una variante al piano regolatore generale, necessaria per trasformare l’area da agricola a edificabile. Un affare che interessa personalmente, secondo l’accusa, il boss Alfio Romeo, tra gli imputati. Un modus operandi, quello dell’ex presidente del consiglio comunale di Mascali, non nuovo per il pubblico ministero come dimostrato in tante altre vicende oggetto del procedimento.
Per il pm, inoltre, il Riesame non avrebbe tenuto adeguatamente in considerazione le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, le conversazioni intercettate tra gli imputati e il precedente sequestro, nel 2010, per mafia dell’area in cui avrebbe dovuto sorgere l’albergo “Liperus”.
Chiesto, al termine della breve discussione, il rinvio a giudizio per 23 imputati. Per Giuseppe Vecchio, accusato di concorso in corruzione, il pm ha infatti prestato il proprio consenso alla richiesta di patteggiamento ad un anno di reclusione con pena sospesa. Il Gup di Catania Alessandro Ricciardolo si pronuncerà la prossima udienza.
LE DIFESE. Discusse anche le posizioni di quattro imputati: Claudio Brischetto, Vincenzo Salvatore Chisari, Antonino Giordano e Leonardo Di Bella. L’avvocato Ernesto Pino ha chiesto una sentenza di non luogo a procedere per Brischetto, funzionario del comune di Mascali accusato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, e Chisari, ex carabiniere in sevizio a Piazzale Clodio a Roma per millantato credito. Per l’accusa il funzionario del comune di Mascali avrebbe sostituito il mandato di pagamento tramite bonifico, nei confronti di una delle società dei fratelli Massimino, con un assegno circolare bancario, violando così le norme sulla tracciabilità. Ma il difensore di fiducia di Brischetto, dopo aver discusso, ha depositato una memoria per dimostrare che non vi è stata invece alcuna sottrazione di denaro alla Serit. Quest’ultima, infatti, avrebbe recuperato tutte le somme che le spettavano. Il comportamento l’ormai ex funzionario avrebbe compiuto tutti gli adempimenti previsti dalle norme. Anche i legali di Antonio Giordano e Leonardo Di Bella, rispettivamente Giuseppe Musumeci e Gaetano Russo, hanno chiesto per i propri assistiti una sentenza di non luogo a procedere. Il 4 febbraio prenderanno la parola gli altri difensori. Nello stesso giorno il Gup si pronuncerà.