Massacrato con 30 coltellate |"Pedalino si è difeso fino alla fine" - Live Sicilia

Massacrato con 30 coltellate |”Pedalino si è difeso fino alla fine”

Nel processo sono emersi particolari raccapriccianti. Accusato di omicidio: il musicista Giulio Arena.

parola agli investigatori
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CATANIA – Natale Pedalino ha lottato con tutte le sue forze fino all’ultimo istante, prima di essere ucciso. È uno dei particolari emersi nel corso dell’ultima udienza del processo sull’omicidio del giardiniere paternese avvenuto il 19 dicembre del 2015 e per il quale unico imputato è Giulio Arena, il maestro di musica e “datore di lavoro” della vittima. Oltre trenta coltellate dalle quali l’uomo ha tentato di difendersi fino allo stremo,  come hanno dimostrato i segni raccapriccianti presenti sul cadavere rinvenuto in una pozza di sangue nelle zone di contrada Cotoniera a Paternò.

Durante l’udienza – lunga e complicata – celebrata dinanzi ai giudici della Corte d’Assise del tribunale etneo sono stati sentiti i tre testi citati dall’accusa presieduta dal pubblico ministero Fabrizio Aliotta. Si tratta degli investigatori che hanno trovato il corpo senza vita della vittima e che hanno poi effettuato i rilievi in casa del presunto omicida poche ore dopo il rinvenimento del cadavere, benché in frangenti temporali diversi. Parte degli investigatori erano infatti giunti nella notte nella villetta, mentre altri in mattinata. Le indagini sono state condotte sulla base di quanto repertato dai militari della Compagnia di Paternò, dagli uomini del Nucleo investigativo di Catania e dal personale della polizia scientifica. Le deposizioni rese in aula hanno sostanzialmente confermato gran parte del quadro accusatorio delineato a carico del professore di musica, nelle cui terre Pedalino lavorava come bracciante agricolo.

Numerose e tutte accolte dal giudice le opposizioni sollevate dal pm e dal legale della parte civile, Ugo Ledonne, nei confronti del legale della difesa, Giovanni Avila. L’avvocato di Arena sin dall’inizio ha tentato di far emergere le lacune che secondo la sua tesi avrebbero caratterizzato le indagini condotte dagli investigatori. Elementi, tuttavia, cristallizzati dall’inchiesta e dal successivo incidente probatorio. Ma un primo errore sembrerebbe certo ed è quello riguarda il gilet inumidito appartenente ad Arena trovato nella sua villetta di Ragalna. L’indumento, come confermato dal primo dei teste durante l’udienza, è stato spostato dai militari. In un primo momento era stato, infatti, rinvenuto ad asciugare vicino una fonte di calore. Dopo invece è stato ritrovato appoggiato sul tavolo della cucina. Nel dettaglio, il teste durante la sua deposizione ha ammesso, pur non ricordandone il motivo, (come riportato anche dai verbali presenti agli atti del procedimento) che il gilet era stato spostato da uno dei militari. Tuttavia sembrerebbe escluso che sull’indumento possano essere finite tracce per errore. I militari hanno confermato che tutti gli investigatori indossavano i dispositivi di protezione durante i sopralluoghi.

Confermato inoltre che Arena e Pedalino si sono incontrati quel pomeriggio del 19 dicembre. Era stato lo stesso Arena a confermarlo agli inquirenti. C’è una telecamera di un esercizio commerciale che riprende Pedalino dirigersi a piedi verso piazza Purgatorio, dove i due avevano fissato l’appuntamento. Un’altra telecamera ritrae pochi secondi dopo alle 16,39 il passaggio dell’auto di Arena, una Subaru Forester nel cui freno a mano è stata rinvenuta una traccia di sangue il cui Dna è risultato appartenere alla vittima. Riguardo quest’ultima macchia – che aveva nelle prime fasi delle indagini fatto concentrare i sospetti su Arena – il teste in aula ha dichiarato si trattava di una traccia da contatto, non cioè da sgocciolamento.

Sul transito della Subaru, anche qui per l’avvocato Avila ci sarebbero delle discrasie. Alle 16,27 Pedalino riceve una chiamata da Arena. Alle 16,39 ne riceve una seconda da parte di un’altra persona. Secondo la ricostruzione, pochi istanti dopo la chiamata delle 16,27 Pedalino sarebbe salito a bordo dell’auto di Arena. E sempre alle 16,39 risulta il transito dell’auto di Arena, stando sempre alle riprese del sistema di video sorveglianza di una tabaccheria posizionata pochi metri dopo il luogo dell’incontro. Secondo quanto ipotizzato dagli investigatori, il tratto temporale entro il quale si sarebbe compiuto l’omicidio rientra tra la telefonata delle 16,39 e le 17.11. Dai fotogrammi non è possibile scorgere la figura di Pedalino all’interno dell’autovettura di Arena.

Ma secondo Avila non coinciderebbero gli orari delle telecamere con quelle del telefono di Pedalino, in quanto non sarebbero state effettuate le dovute comparazioni. Le telecamere riportavano cioè orari non corretti e diversi da quelli del cellulare in uso alla vittima. Durante l’udienza, un altro dei testi ha, inoltre, confermato che non è mai stato compiuto l’accertamento dei ponti agganciati dalle celle telefoniche del telefono di Pedalino.

Durante la prossima udienza toccherà ancora deporre ai teste dell’accusa.

 


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