Massacrato per una precedenza | Così il boss fece valere la sua forza - Live Sicilia

Massacrato per una precedenza | Così il boss fece valere la sua forza

Pispicia, arrestato nell'operazione dei carabinieri di Palermo, aggredì il rivale a colpi di casco.

Mafia, il blitz Cupola 2.0
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PALERMO – La prepotenza mafiosa non ha limiti. La violenza per le strade della città esplode per una precedenza non rispettata. Ogni occasione, anche la più banale, è un pretesto per affermare la supremazia.

Salvatore Pispicia, uomo d’onore di Porta Nuova e cugino del capo mandamento Gregorio Di Giovanni, racconta le sue gesta a Filippo Annatelli, capo della famiglia di Corso Calatafimi. E lo fa con orgoglio.

È la storia di una follia metropolitana quella ricostruita dalle parole del mafioso intercettate  dai carabinieri: “… sono con la macchina… io faccio dietro un’altra macchina… cose… mi infilavo… dalla via Goethe (a pochi passi dal Palazzo di giustizia, ndr)… Filì, mi accosto… cosa inutile, t’infilasti?…”. Pispicia e il suo rivale si sfidano a parole, almeno all’inizio. Poi, lo riconosce. L’uomo al volante ha un volto familiare:  “… quello che guidava… è di qua vicino… ferma… ferma… aspetta… che stai dicendo?… e scendono tre… due così e questo qua, uno qua e uno qua: cosa inutile…”.

Tre contro uno: sono spavaldi. Piscpia non perde la calma: “…. allora gli ho detto: sangue mio… ci dissi… vengo da lavorare, stanco, io ti domando scusa… dove posso venire… chi sei?… dove posso venire a domandarti scusa?… Io per serviti sono Mimmo e sono di Sant’Agostino… e sangue mio, sto arrivando, cinque minuti ci vogliono…”.

Pispicia va a trovare il suo rivale. Non ha certo intenzione di chiedere scusa: “Filì, ho chiamato a lui… cose… appena è sceso gli ho detto: statti qua… ho preso il casco, me lo sono messo ‘o riversu (al contrario, ndr)… ci dissi: l’hai visto?… cinque minuti e sono qua, sangue mio … dice: a te aspettavo…minchia ci cafuddu un colpo di casco, lo apro tutto e scoppa ‘n terra…”.

E giù con le offese: “…. cornuto della tua razza… ci dissi… e ti sta finendo bene, ti dovrei sparare qua e ti dovrei ammazzare qua come un cornuto e ti andrei a pagare… hai capito cornuto che sei”. Pispicia, già condannato per mafia e ora di nuovo in carcere nel blitz che ha decapitato la nuova Cupola, si allontana, orgoglioso di avere dimostrato chi comanda a Porta Nuova.

 


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