CATANIA- Sono tre gli avvocati indagati dalla Guardia di finanza nell’operazione sui rapporti tra mafia e massoneria. Livesicilia può comunicare in esclusiva i nominativi. Si tratta di Pietro Munafò, Antonio Drago (nato nel 1972 e intercettato anche nei pressi del suo studio di via Caduti del Lavoro).
Munafò è indagato insieme a Francesco e Carmelo Rapisarda, Sebastiano Cavallaro e Adamo Tiezzi con l’accusa di turbativa d’asta “in particolare -si legge nei capi d’imputazione di cui Livesicilia è in possesso – Tiezzi e Cavallaro, su incarico dei fratelli Rapisarda, con minaccia allontanavano i possibili offerenti dalla gara, mentre Munafò in qualità di procuratore speciale per la Unicredit Leasing Spa in qualità di legale dei Rapisarda, presentava un’offerta con cui si aggiudicava l’asta ad un costo al ribasso per via delle precedenti gare andate deserte, per poi cedere gli stessi beni, con contratto di leasing, alla Ramental srl, amministrata da Torrisi Graziella, moglie di Rapisarda Francesco, e di proprietà delle figlie di quest’ultimo, Rapisarda Valeria e Rapisarda Marcella, così consentendo a Rapisarda Francesco di rientrare subito nel possesso dei beni oggetto del fallimento e, di seguito, eventualmente nella piena proprietà degli stessi avvalendosi, dell’opzione di riscatto”.
Antonino Drago è indagato di tentata estorsione insieme a Antonino Finocchiaro e Christian Puglisi “con l’aggravante di avere agito in più persone riunite, il Drago quale concorrente morale ed istigatore, il Finocchiaro e il Puglisi quali esecutori, mediante minaccia anche implicita di gravi ritorsioni contro l’incolumità personale, costringendo Timpanaro Luigi, a consegnare loro la somma di euro 1.000,00 si procuravano un ingiusto profitto con eguale altrui danno; segnatamente il DRAGO, al fine di costringere lo stesso Timpanaro al pagamento del canone di locazione di un appartamento di proprietà del Drago, somma pari ed euro 450,00 per il mese di agosto 2013 nonché al pagamento di ulteriori somme non dovute per un ammontare complessivo di euro 1600.00, incaricava per il recupero di tale denaro Finocchiaro e Puglisi, i quali dopo avere pedinato per giorni il Timpanaro ed averlo costretto a recarsi ad un appuntamento, lo costringevano a consegnare loro un titolo di credito di euro 1000,00 emesso a favore del sopra citato Drago”.
L’avvocato Antonino Drago è accusato anche di usura “con più atti esecutivi del medesimo disegno criminoso, si faceva dare e promettere da Giuseppe Licari, imprenditore in stato di bisogno in quanto impossibilitato a ricorrere a canali di finanziamento bancari o finanziari, come corrispettivo di una prestazione di denaro, interessi che avuto riguardo alle concrete modalità del fatto e al tasso medio praticato per operazioni similari, risultavano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione in denaro, in particolare dopo avere consegnato al Giuseppe Licari la somma di euro 23.000,00 chiedeva in restituzione, la somma di euro 114·000,00, comprensiva di interessi e capitale”.
La redazione sta tentando di contattare gli avvocati per consentire di replicare alle ipotesi della magistratura.