Le ammissioni di Messina Denaro: in tanti parlavano con il padrino

Le ammissioni di Messina Denaro: in tanti parlavano con il padrino

Gli spunti dall'interrogatorio del capomafia trapanese

PALERMO – Forse non se n’è reso conto o forse sì, ambiguo per come il padrino ha dimostrato di essere. Se è vero ciò che Matteo Messina Denaro ha detto, l’interrogatorio reso davanti al giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto mette sul piatto due temi: tante persone, ancora non coinvolte ufficialmente nelle inchieste, sono state in contatto con il capomafia durante la fuga; il boss non ha trascorso la latitanza solo a Campobello di Mazara.

Le parole del padrino

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per tentata estorsione (voleva rientrare in possesso di un terreno di famiglia) si è scoperto che Messina Denaro ha contattato (come?) i potenziali acquirenti. Messina Denaro avevano intestato il bene al boss deceduto Alfonso Passanante. La figlia Giuseppina Passanante, non avrebbe avuto alcuna intenzione di restituirlo. Il padrino di Castelvetrano prese carta e penna e la minacciò.

Vivo e operativo

Che il latitante fosse vivo e nascosto non lo sapevano solo i familiari e i membri della rete di protezione che fa capo alla famiglia Bonafede. Lo sapevano pure gli acquirenti del terreno convinti a fare un passo indietro. E lo sapeva pure Antonino Marotta, padrino di cresima del latitante, che gli aveva fatto sapere, ancora una volta via posta, la volontà di una ragazza di incontrarlo per dirimere alcune questioni di confine. C’era bisogno dell’intervento del latitante per sistemare la faccenda. Dunque anche la ragazza sapeva.

Così come il fratello Salvatore che avrebbe gestito alcune faccende per conto del latitante. Sua, infatti, prima di essere arrestato, sarebbe stata la mediazione con i Passanante. Salvatore Messina Denaro da qualche anno ha finito di scontare la pena.

L’altra “certezza” messa sul piatto degli inquirenti dal latitante è che a Campobello di Mazara si è trasferito in maniera stanziale solo nell’ultimo periodo. “In questi due anni di latitanza che ho trascorso a Campobello”, ha detto al magistrato. E prima? In un altro passaggio fa riferimento a quella volta “in cui sono rientrato”. Da dove? Ci vorrà un po’ di tempo, ma le risposte, si spera, dovrebbero arrivare.


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