PALERMO- I miracoli, a volte, avvengono. E sono gli esseri umani a compierli, con il loro amore. Claudio, un grande papà, prima di raccontare la storia di suo figlio, del suo bimbo di sette mesi rinato a Palermo dopo un trapianto, prende un respiro profondo e dice: “Finalmente ci sentiamo bene”.
Ecco la storia, riassunta da un comunicato stampa dell’Ismett, lì dove in parte è stata vissuta: ‘Una corsa contro il tempo per salvare Mattia (nome di fantasia, ndr), un bimbo siciliano di quasi sette mesi e di appena 7 chili di peso. Il piccolo è stato trapiantato in ISMETT lo scorso 30 luglio ed oggi dopo appena due settimane sta per essere dimesso. Nato con una malattia rara, un’atresia delle vie biliari che causa l’ostruzione dei dotti biliari e che fa smettere di funzionare il fegato, Mattia non aveva più altre possibilità di guarigione a parte il trapianto di fegato. Da qualche settimana, le condizioni sempre più critiche del piccolo avevano portato i medici di ISMETT ad iscriverlo in lista per trapianti’.
‘Per cercare di ovviare alla scarsità cronica delle donazioni – prosegue la nota – era stata anche valutata l’opzione del trapianto da vivente. L’iter di valutazione era stato già avviato ed il padre era stato ritenuto compatibile, ma per poter donare doveva necessariamente perdere peso, 15 i chili che separavano il padre di Mattia dal traguardo. Un percorso ad ostacoli che ha trovato il lieto fine grazie ad una donazione che si è resa disponibile presso l’Arnas Civico di Palermo. Il gesto di generosità della famiglia che ha acconsentito al prelievo degli organi ha, infatti, permesso di dare una nuova speranza al piccolo Mattia’.
“Una vicenda pesante – racconta ora Claudio, con sollievo -. Mio figlio è nato il 31 dicembre, con problemi fisiologici che erano già passati a marzo. Poi però i medici si sono resi conto che qualcosa non andava. Siamo andati all’Ismett, una realtà eccezionale a livello mondiale e l’abbiamo verificato, e ci hanno comunicato la presenza di questa patologia rara, gravissima. Un primo intervento, poi tanti ricoveri, tanti giorni difficili, la lista per il trapianto… Un’esperienza che non si augura a nessuno”.
Il racconto va avanti: “Sì, all’inizio ero io il prescelto per la donazione. Lei lo può capire, avrei dato il mio corpo, la mia vita… Volevamo più di tutto vederlo stare meglio”. Claudio parla al telefono. Accanto al suo cuore di grande papà, c’è il cuore di una grande mamma. Ogni tanto si emoziona e sono quei sentimenti particolari che mischiano climi differenti. Al pianto di liberazione che si accenna segue l’esplosione di una risata.
“Abbiamo saputo del donatore. Siccome non conosciamo la sua famiglia, come è giusto, li abbracciamo forte qui e gridiamo il nostro grazie. Sono stati generosi in un momento terribile, non lo dimenticheremo. Quattordici ore di intervento che io e mia moglie abbiamo passato con il naso appiccicato al vetro. E adesso siamo qui”.
“Mio figlio è tornato a sorridere. E’ un bimbo allegro. Va pazzo per Bing, un coniglietto nero dei cartoni animati”. Di nuovo quella pioggerellina autunnale di lacrime mescolata al sole del ridere che irrompe, con la sua gioia estiva. Papà Claudio ha l’anima in gola mentre sussurra: “Siamo tutti uniti da un immenso amore. Con mio figlio siamo rinati anche noi”.
Lo senti, nella voce variabile di un uomo; senti la felicità. In quel mondo fatato di coniglietti gentili, dottori sorridenti, padri indimenticabili e madri con addosso un odore di stelle che non ti lascerà più, Mattia è veramente rinato.