PALERMO – La richiesta di scarcerazione di Francesco Riggio era stata respinta due volte, ma ieri il tribunale del Riesame ha concesso i domiciliari all’ex presidente del Ciapi accusato di associazione a delinquere e corruzione. Ad accogliere in parte le tesi degli avvocati di Riggio, Salvatore e Nino Mormino, è stato il collegio presieduto da Giacomo Montalbano. E così, se pochi giorni fa il presidente della sezione Gip, Cesare Vincenti, aveva nuovamente respinto la scarcerazione per il pericolo di inquinamento probatorio, uno dei soggetti di spicco della maxi inchiesta sull’ente di fromazione che a giugno ha portato a diciassette arresti, ha lasciato il carcere dopo quarantasette giorni.
Dopo la decisione di Vincenti, i legali dell’ex presidente del Ciapi si sono rivolti al Riesame. Gli avvocati Mormino, infatti, hanno portato avanti la loro tesi sul presupposto che il loro assistito meritasse i domiciliari alla luce della richiesta di immediato avanzata dalla Procura. Immediato la cui applicabilità viene per altro contestata dalle difese di molti indagati. Il primo “no”, arrivato dal gip Petrucci, si basava però sul rischio di inquinamento delle prove dovuto alla maxi rete di conoscenze politiche di “primo livello” di Riggio. Nel dettaglio, si legge nella motivazione del gip, “ove anche fosse posto agli arresti domiciliari, cercherebbe di influenzare tutti i soggetti (indagati e non), potendo contare su una rete di conoscenze di primo livello essendo stato per vari lustri un uomo di fiducia dei vari presidenti della Regione che si sono succeduti”.
E, d’altro canto, Riggio si è definito “ingenuo” e “all’oscuro di tutto” rispondendo alle domande dei pm. “Se mi fossi accorto di quello che stava succedendo sarei stato io stesso a denunciarlo”: queste le sue parole di fronte all’accusa di aver fatto parte della regia dell’associazione a delinquere che avrebbe messo in piedi un vero e proprio business sfruttando i finanziamenti della Comunità europea dsestinati all’ente di formazione. Si è proclamato innocente, fuori da ogni meccanismo illecito. Perché se illecito c’è stato, è stato commesso alle sue spalle.
E nel corso degli interrogatori dei pm titolari dell’inchiesta, Alessandro Picchi, Sergio De Montis, Pierangelo Padova, Gaetano Paci e Maurizio Agnello, ha negato tutti gli episodi di corruzione, tutti i benefit ottenuti da Faustino Giacchetto, dagli ingressi gratuiti allo stadio Renzo Barbera, al biglietto aereo omaggio per recarsi a Roma, fino a quello da settemila euro a Vienna che, come ha dichiarato Riggio, “era un viaggio istituzionale”.