Con questo articolo avvia la sua collaborazione con Live Sicilia Adelfio Elio Cardinale, vice presidente del Consiglio superiore della Sanità e docente emerito alla facoltà di medicina a Palermo.
Medicina umana. Il lettore forse può considerare l’aggettivo esuberante, in quanto non aggiunge altro alla parola. Una espressione retorica, poiché la medicina – per definizione – non può che essere umana.
Ma questa è la realtà? Purtroppo spesso la risposta è negativa. Oggi la medicina è sbilanciata: la componente tecnologica ed economico-finanziaria prevale su quella umana.
Occorre ricomporre i saperi e ricondurre il malato da numero a individuo, con una maggiore percezione dei bisogni dei pazienti.
Riposizionare la persona al centro della relazione di cura, con un recupero autentico delle lontanissime radici umanistiche della medicina, fondate su rispetto, ascolto, spirito critico, speranza, solidarietà.
Bisogna ritornare al significato vero di parole antiche. Il termine therapeia, cioè cura, deve riacquistare il significato originale di servizio che vuol dire compiutamente sollecitudine, premura, interesse per qualcuno.
Qual è l’essenza della medicina? Una pratica basata su scienze ed esercitata in un mondo di valori. Una professione che ha come centro e finalità un essere sociale dotato di ragione e coscienza.
Il malato, trattato come numero o una cosa – a causa dell’eccesso di specializzazione, spersonalizzazione, burocrazia – diviene sempre più ostile e cova un rancore vendicativo verso quella che considera una lobby ingorda.
Il rapporto medico-paziente, da tempo immemorabile, è saldato da un legame prevalentemente umano, che non presenta solo fondamenta scientifiche, ma è basato sulla “religio medici”, cioè la religione medica del dovere, inerente sia alla sacralità dell’uomo che all’etica caritativa verso il soggetto debole. L’uomo infermo ha un vissuto e una storia che il dottore deve sempre esplorare.
Rispetto del paziente. Tema culturale che sta a monte di ogni prassi, sul quale bisogna intervenire soprattutto nei giovani. Argomento fondante, con responsabilità diffuse dei formatori, delle associazioni di categoria, dei professionisti.
L’Organizzazione mondiale della sanità auspica, ormai da tempo, un approccio al malato centrato su una visione globale del bisogno di cura che, oltre gli aspetti strettamente medico-clinici, prenda in considerazione le esigenze psicologiche, relazionali e spirituali della persona malata.
E’ necessario un ritorno all’empatia, all’ascolto, al “medicus amicus” di Seneca. La medicina, infatti, è una scienza del tutto particolare: una singolarità. E’ l’unica scienza che ha per oggetto un soggetto, cioè l’Uomo – una totalità unificata – nella sua interezza religiosa, ideale, culturale, filosofica, familiare, economico-sociale.
L’uomo non è soltanto un mezzo, ma è ben più un fine. La dignità della persona umana non vuol dire nulla se non significa che, per legge naturale, la persona umana ha il diritto di essere rispettata, è soggetto di diritto e possiede diritti. Vi sono cose che sono dovute all’uomo per il fatto stesso che è uomo.
Nel ricordo del sommo Ippocrate, padre della medicina, il quale ammoniva: il medico deve consigliare il malato, spesso guarirlo, consolarlo sempre.