PALERMO – Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede, la maestra arrestata stamani, hanno vissuto insieme. “Coabitato”, scrive il giudice per le indagini preliminari. Quasi come una famiglia normale, perché anche la figlia della donna, Martina Gentile, ha fatto parte della vita del latitante.
Per un certo periodo, collocato fra il 2007 e il 2017, condividevano lo stesso tetto. Dove? Questo è un capitolo ancora da scrivere nella saga di Messina Denaro. Ci sono concreti indizi che rimandano a luoghi e rifugi da scoprire. Quasi certamente in Sicilia.
“Dettagli che destano sconcerto”
L’uomo più ricercato del pianeta se andava in giro fra Campobello di Mazara e Castelvetrano. Eppure le indagini dei carabinieri del Ros fanno emergere dettagli che, scrive il Gip Alfredo Montalto, “destano (sempre più) sconcerto perché mettono in luce l’incredibile ed inspiegabile insuccesso di anni ed anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza di tutti i luoghi strategici che, tuttavia, come oggi si è scoperto, non hanno impedito che il più ricercato latitante del mondo potesse condurre una ‘normale’ esistenza senza neppure nascondersi troppo, ma anzi palesando a tutti il suo viso riconoscibile (almeno per i tantissimi che lo avevano conosciuto personalmente)”.
Il permesso del padre
I Bonafede non erano e non sono degli sconosciuti. Altre forze di polizia tenevano sotto controllo anche la maestra Laura Bonafede, che oggi si scopre intrattenesse da tempo una relazione con Messina Denaro.
Si sono conosciuti nel 1996, quando la latitanza del boss era già iniziata da tre anni. È la stessa donna a scriverlo in una delle lettere inviata al capomafia. Il padre Leonardo Bonafede aveva “concesso” alla figlia di far visita a Matteo Messina Denaro e al padre Francesco. Ecco cosa appuntava la donna nel suo diario: “Mi fa piacere sentirti dire che non sono stato un errore, anzi tutt’altro. Si è quello che penso: sono e resterò solo (Laura Bonafede fingeva di essere un uomo ndr). Perché per te è stata una sorpresa? Non avevi capito? Ventisei anni fa ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso… non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. Dici bene, abbiamo letto quello che era scritto. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare”.
Gli appuntamenti fissi
C’è stata una pausa nella loro relazione. Di recente, però, erano tornati a vedersi anche se con maggiore cautela. Hanno fissato due appuntamenti fissi, uno rigorosamente ogni sabato mattina alle 11:00 – giusto il tempo di scambiarsi uno sguardo veloce – e l’altro programmato per il lunedì e destinato allo scambio della corrispondenza clandestina.
Laura Bonafede è sposata con Salvatore Gentile, ergastolano. In casa hanno sempre avuto un venerazione per Matteo Messina Denaro. Leonardo Bonafede, così raccontava Lorenzo Cimarosa, cugino del capomafia, piangeva per le commozione quando si faceva il nome del latitante. Il matrimonio di Laura non è stato un ostacolo per la relazione, anche se in alcuni passaggi sembrerebbe trapelare l’intenzione di Messina Denaro e della donna di mettere le cose in chiaro.
Il marito ergastolano
Chissà come l’avrebbe presa il marito che ha siglato con il sangue il suo patto con Messina Denaro. Salvatore Gentile ha assassinato Pietro Calvaruso e Nicolò Tripoli, omicidi commessi a Campobello di Mazara nel settembre 1991 e nel gennaio 1993. Fu Matteo Messina Denaro a ordinargli di sequestrare e uccidere Calvaruso nell’ambito della guerra di mafia scatenata contro la famiglia mafiosa di Alcamo. La vittima venne prelevata, trasportata in un villino a Triscina, interrogata, torturata e strangolata. ll cadavere infine fu messo in un sacco dell’immondizia e bruciato. L’altro omicidio, quello di Tripoli fu deliberato da Messina Denaro Matteo ed eseguito assieme a Gentile. La vittima rubava senza autorizzazione.
Caccia all’archivio
Nei mille e più biglietti trovati e sequestrati dopo l’arresto del latitante mancano i riferimenti alla gran parte della vita sua vita in fuga. Strano per uno che appuntava in maniera maniacale persino le piccole spese quotidiane. Ecco perché è forte il sospetto che esista “materiale documentale di ben altra importanza sugli affari criminali di Messina Denaro Matteo (oltre che sulle fonti dei suoi ingenti guadagni ovviamente di sicura provenienza delittuosa) custodito in altri covi non ancora individuati”.
L’impronta digitale e la gelosia
E sono covi che Laura Bonafede dimostra di conoscere. La donna era di casa in via Cb31, l’ultimo rifugio di Messina Denaro a Campobello di Mazara. C’era l’impronta digitale del suo pollice destro sul cofanetto dei Dvd e si rammaricava per il fatto di non aver potuto vedere insieme “il Re leone”.
La relazione è stata difficile, anche tormentata dalla gelosia che ad esempio Laura Bonafede provava per Lorena Lanceri, l’intermediaria delle loro comunicazioni e molto legata a Messina Denaro. Laura Bonafede ha superato i momenti di scoramento: “Abbandonarti: ne abbiamo già parlato una volta. Volevo, mentalmente, allontanarmi perché ho sofferto troppo. Non puoi nemmeno immaginare quello che ho provato. E dire che qualche reazione l’hai vista. ll non vederci più e il non avere notizie hanno fomentato la rabbia, la delusione. Vedi che io ti conosco e ti prego non ne voglio parlare, si risveglia il dolore. devo dirti allora che me lo hai “chiesto” tu se potevi fare un giro con Tramite?l (nome in codice di Lanceri, ndr). Lasciamo stare il telo macchiato che poteva essere un’illazione. Ma il salire in auto nella piccola stradina. Te lo ripeto: io ti conosco. È vero sai recitare ma capisco quanto sei coinvolto quando parli di qualcuno”.
Il “tugurio” e il “limoneto”
Gelosa sì, ma anche custode di segreti. Ad esempio solo loro due conoscono il posto dove si incontravano e che lei annotava in un diario: “ll tugurio: stavamo bene in quel posto; si ero felice di trascorrere quel tempo insieme, penso che lo sapevi che era così. Nel libro c’è un tratto segnato in cui Nino buono dice che il posto dove viveva era un tugurio ma per lui era una reggia perché li aveva vissuto momenti felici. Credo sia stato segnato in riferimento al nostro tugurio”.
In un libro, il romanzo di Mario Vargas Llosa “Avventure della ragazza cattiva”, c’è un appunto in cui Laura Bonafede ha evidenziato un riferimento ad un altro luogo di incontro, un “limoneto”. Dello stesso argomento la donna scriveva nella lettera-diario recapitata a Messina Denaro due giorni prima che lo arrestassero: “Una volta, al limoneto mi dicesti che al ritorno di Uomo e, successivamente, di Bamby la nostra Amicizia si interrompeva, Ricordo, che ti risposi che non ne vedevo il motivo. Mi ero quasi offeso per il tuo dire, come se la nostra Amicizia era per me una sorta di tappabuchi, un passatempo. Come se io avessi instaurato quell’Amicizia perché non sapevo stare da solo. Caro Amico Mio io da solo ci so stare benissimo, credo che lo hai capito che non mi interessa la compagnia di nessuno. Si, mi sono sentito un traditore però anomalo ma sempre traditore ed intruso. Ma è da tanto che non provo più questi sentimenti. Penso che ci apparteniamo, nel bene o nel male ci apparteniamo e questo è un dato di fatto”.
Gli investigatori hanno una chiave di lettura. Al ritorno di “Uomo” (e cioè la scarcerazione del padre Leonardo Bonafede) e di “Bamby” (il marito Salvatore Gentile), la loro relazione sarebbe dovuta cessare.