Messina Denaro ha incontrato in carcere la figlia mai riconosciuta

Messina Denaro ha incontrato in carcere la figlia mai riconosciuta

Colloquio in carcere a L'Aquila

PALERMO – Padre e figlia si sono incontrati, separati da un vetro come previsto dal regime del carcere duro. Matteo Messina Denaro ha ricevuto la visita di Lorenza a L’Aquila dove è rinchiuso al 41 bis. Si sono visti per la prima volta nelle scorse settimane, e probabilmente non è stata neanche l’unica, oggi che lei ha 26 anni e lui 61 e dal 16 gennaio ha smesso di essere un latitante.

Il padre la chiamava “sciacqualattuga” nelle lettere smistate ai parenti. La paragonava ad un’altra ragazza, Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede. E non era un paragone lusinghiero per Lorenza, che porta il cognome della madre, Alagna: “Io ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica, ma per me è mia figlia, e mi ha dato l’amore di una figlia, mi ha voluto bene e mi vuole bene, ha molto di me perché l’ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile. Che voglio dire? Che non sono stato solo e che sciacqualattuga non significa più niente per me”, diceva alla sorella Giovanna.

“Ebbene nessuno ha fatto la fine di Lorenza, sono tutte sistemate, che voglio dire? È l’ambiente in cui cresci che ti forma, e lei è cresciuta molto male – scriveva in un altro passaggio -. La mancanza del padre non è di per sé motivo di degenerazione educativa, è solo Lorenza che è degenerata nell’intimo, le altre di cui so sono tutte cresciute onestamente”.

Nel dialogo di qualche anno fa con l’ex sindaco di Castelveterano, Antonio Vaccarino, il capomafia aveva scritto: “Mia figlia non l’ho mai vista; ha il destino di essere orfana di padre. Se la vita ha tolto a me per dare a lei mi sta bene. Può prendersi tutto ciò che mi resta per darlo a lei. Quando crescerà sarà in grado di capire e potrà giudicarmi. Non accetto il giudizio dei tribunali ma accetterò il giudizio di mia figlia”.

“Perché non vuole vedermi, perché è arrabbiata con me”, si chiedeva il capomafia di Castelvetrano che nel giorno del diciassettesimo compleanno della ragazza, il 17 dicembre 2013, il boss le faceva un augurio, annotandolo in un quaderno con in copertina l’immagine di un quadro di Van Gogh. Anche questo oggi è in mano ai carabinieri del Ros e alla Procura della Repubblica di Palermo: “Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri. Stai lontana dai mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego. È il solo augurio che oggi posso farti”.

Pochi giorni dopo l’arresto del padre la figlia affidò il suo pensiero alla nota ufficiale di un avvocato. Smentiva la voce che la donna avesse rinnegato il padre. “La figlia non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione che potesse indurre a ritenere la sussistenza della sua volontà di rinnegare ogni contatto con il padre dopo l’arresto, con la doverosa precisazione che mai e poi mai sono intervenuti contatti con il padre fin dalla nascita. La sfera del rapporto padre-figlia è intangibile ed insindacabile, e, come tale, deve rimanere rigorosamente riservata”, fece sapere. Lasciava intendere che sarebbe andata a trovarlo in carcere. Così è stato nelle scorse settimane.


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