PALERMO – Era il lontano 1997. Il ragioniere Emanuele Aliotta diventava il presidente del Messina. Nell’immaginario dei tifosi peloritani Aliotta era chiamato a dar nuova linfa ad un progetto (quello giallorosso) che sembrava essersi affievolito nelle precedenti stagioni, colme di fallimenti e disastrose ascese dalla serie B sino agli inferi del Campionato Nazionale Dilettanti (come veniva chiamato all’epoca il torneo di Quinta serie). Ruisi in panchina. In campo un giovanissimo Manitta, un “tale” Criaco e il centravanti Sparacio consentirono al Messina di stravincere il torneo di D con la miglior difesa ed il miglior attacco (rispettivamente 19 e 62 gol). Da quell’annata (’97-’98), l’allora F.C ingranò la quinta e giunse in serie B – dopo due finali play off entrambe amare ai colori biancoscudati e per la sconfitta di Lecce col Benevento e per la morte di Tonino Currò nel giorno della promozione in serie B contro il Catania – in soli 3 anni, riuscendo poi a tagliare lo storico traguardo del settimo posto in serie A con gli investimenti del presidente Franza (’04-’05). Non è mai un caso guardare al passato, perché oggi la storia si ripete.
Pietro Lo Monaco da Torre Annunziata, dopo aver fatto leccare i baffi ai catanesi per il raggiungimento della serie A e aver costruito alle porte della città dell’Etna un centro sportivo da far invidia ai migliori club europei, oggi ha deciso di far le fortune di Messina e del Messina. Le analogie tra Aliotta e Lo Monaco sono riscontrabili nelle statistiche a disposizione degli appassionati: entrambi hanno preso le redini di società praticamente morte e provenienti da declassamenti sportivi; entrambi hanno vinto il torneo di serie D al primo anno di gestione; entrambi hanno consentito ai tifosi messinesi di sognare; entrambi hanno riempito stadi in D che ai tifosi del resto d’Italia vien quasi da stropicciarsi gli occhi; entrambi avevano promesso un pronto ritorno nel professionismo. E la lista, almeno per l’attuale patron del Messina, non è che all’inizio. A meno di 72 ore dal ritorno tra i professionisti, Pietro Lo Monaco sarà di certo entusiasta per la vincita di un’altra scommessa. La scommessa Messina. Già, perché nello scorso giugno, quando Lello Manfredi passò la mano a Lo Monaco, lo scetticismo non si affievolì mica all’improvviso. Lo scetticismo la famiglia Lo Monaco lo ha combattuto con i fatti, gli stessi che oggi dicono che il Messina è tornato. Aver vinto una battaglia, però, non significa ancora aver vinto la guerra. Ora i messinesi altro non attendono che di poter gioire per il rispetto delle promesse fatte dal dirigente napoletano. Le strade di Messina domenica saranno una bolgia per la promozione attesa 9 lunghissimi anni (era il 5 giugno 2004 e l’F.C veniva promossa in A). La strada per il futuro, invece, è sempre in costruzione, e quello del Messina, anziché “roseo”, noi, come Pietro Lo Monaco, lo vediamo “a tinte giallorosse”.