CATANIA – Il cronoprogramma è fondamentale. Sapere cosa è pronto e quando andrà a gara, o sarà concluso o, meglio ancora, sarà in funzione. La grande questione della metropolitana di Catania resta un capitolo aperto e in lavorazione. Con un tema in più, comune al capoluogo etneo e a tutto il Paese: l’aumento dei costi dei materiali e dell’energia. Non proprio due questioni marginali se si parla dell’infrastruttura destinata a cambiare la mobilità in città, e in parte della provincia fino a Paternò.
La tratta Stesicoro – Aeroporto
“La progettazione esecutiva della tratta è già completa, a gennaio iniziano i lavori che si concluderanno entro il 2026“, spiega a LiveSicilia Salvatore Fiore, direttore generale della Ferrovia Circumetnea (Fce), stazione appaltante della metro. Ad aggiudicarsi l’opera è stato il consorzio stabile Medil: un maxi appalto integrato del valore di 385 milioni di euro.
I quasi sette chilometri dell’opera, di cui 4,5 in galleria, partono dalla stazione di Stesicoro (già realizzata nell’ambito della tratta Giovanni XXIII-Stesicoro) e si sviluppano lungo le otto stazioni San Domenico, Vittorio Emanuele, Palestro, San Leone, Verrazzano, Librino, Santa Maria Goretti e aeroporto. Con un tracciato lievemente modificato rispetto a quanto originariamente previsto (la proposta di variante dovrebbe arrivare in Consiglio comunale, a Catania).
“È importante spiegare – sottolinea Fiore – che i lavori di scavo della galleria non riprenderanno finché non sarà conclusa la messa in sicurezza di quanto è già stato fatto”. Il riferimento è al lungo periodo di stop al cantiere dovuto al crollo della palazzina di via Castromarino, alla successiva demolizione dello stabile e ai timori della cittadinanza circa la ripresa dei lavori per la continuazione della galleria. “Queste opere sono già in corso – ribadisce Fiore – Non si vedono perché avvengono all’interno della galleria. Ma stiamo procedendo con grande attenzione”.
Tratta Nesima – Misterbianco
Molto più avanti sono invece i lavori per il lotto Nesima – Monte Po, che include le due stazioni Fontana (in viale Felice Fontana, lungo la circonvallazione) e Monte Po. “Lì si conta di finire tutto entro il primo semestre del 2023 – continua l’ingegnere di Fce – In modo da poterci apprestare rapidamente alla prosecuzione fino a Misterbianco centro”. La Cmc di Ravenna, in concordato preventivo, si sta occupando dei lavori fino a Monte Po. La prosecuzione fino a Misterbianco, invece, è stata affidata – anche questa – al consorzio Medil di Benevento: il valore dell’opera è 124 milioni di euro, per 2,1 chilometri di tracciato e due fermate (Misterbianco zona industriale e Misterbianco centro).
Il progetto esecutivo è in fase di realizzazione “ed entro il primo semestre del 2023 dovremmo riuscire a posare la prima pietra del cantiere”, aggiunge ancora Salvatore Fiore. L’idea è riuscire a terminare entro la fine del 2025.
Tratta Misterbianco – Paternò
“Per la tratta che da Misterbianco arriva a Paternò stiamo finendo la verifica del progetto da mandare a bando”. Inclusa nei progetti da realizzare con il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, questa parte della metro dovrebbe costare, complessivamente, circa 412 milioni di euro per i suoi undici e rotti chilometri di lunghezza. La deadline è fissata dal Pnrr: entro il 2026 i lavori dovranno essere fatti. Le procedure di gara dovranno correre veloce come i treni che, prima o poi, solcheranno i nuovi binari.
Ma come fare con la scarsezza dei materiali raccontata negli ultimi mesi e l’aumento dei costi dell’energia che si stanno sperimentando dall’inizio della guerra russo-ucraina? “I materiali ci sono – commenta Fiore -. I costi sono l’unico problema. Ma chiaramente non è un problema solo nostro né siamo noi che possiamo risolverlo. Mesi fa è stato emesso un decreto ministeriale che riconosceva l’aumento dei costi degli appalti almeno fino a luglio 2022, concedendo le relative compensazioni”.
Quel decreto, però, valeva per le opere non finanziate con i fondi Pnrr e, soprattutto, valeva per gli stati di avanzamento dei lavori fino al 31 luglio 2022. “Naturalmente speriamo che la situazione dei costi si normalizzi e che i prezzi, sul mercato, tornino presto a quelli di prima della crisi. Se così non fosse, è chiaro che sarà necessaria una nuova deroga del governo. E mi sento di dire che sarà impossibile non prevederla: le difficoltà non riguarderebbero solo noi, ma tutti i cantieri d’Italia”, conclude Fiore.