PALERMO – A poco meno di un mese dalle elezioni regionali, la campagna elettorale del centro destra entra nel vivo. Per Forza Italia scende in campo uno dei pesi massimi del partito in Sicilia: Renato Schifani, ex presidente del Senato e attuale senatore azzurro, ha convocato sabato, al Multisala Politeama di Palermo, gli stati generali di Forza Italia. A scanso di equivoci, precisa subito: “Non entrerò in un eventuale governo di centro destra. Il mio percorso è stato sempre quello nazionale”.
Presidente Schifani, ha scelto di spendersi in prima persona per questa campagna elettorale. Un’elezione che potrebbe risultare un test anche per le elezioni nazionali?
“Ho scelto di scendere in campo in prima persona per il mio partito. Quella di sabato è un’iniziativa che vuole chiamare a raccolta il popolo di Forza Italia, e i suoi simpatizzanti, a sostegno della candidatura a deputato di Gianfranco Micciché, che ha il grande merito di avere compattato il centro destra in Sicilia e di Nello Musumeci a presidente della Regione, una persona di specchiata moralità che stimo molto per storia, capacità e trasparenza. Sono due soggetti strategici per la vittoria e sabato ci sarà la possibilità di ascoltare le loro proposte e i progetti per il futuro della Sicilia. La quasi concomitanza delle elezioni nazionali, poi, rende impossibile liquidare le votazioni siciliane come locali. Si tratta indubbiamente di un test nazionale. Ecco perché ci sono tutti i riflettori accesi sul centro destra. Noi sentiamo la responsabilità e cercheremo di non sbagliare per scongiurare un recupero, che comunque non vedo dietro l’angolo”.
Lei ha sempre fatto appello all’unità del centro destra. Un’unità che nelle ultime ore sembrava messa in discussione dalla polemica tra Micciché e Musumeci per la composizione del listino, che in caso di vittoria consente l’accesso diretto a Sala d’Ercole a sei deputati.
“Non c’è alcuno scontro. Sono normali e fisiologiche fibrillazioni in un momento delicato come questo di chiusura delle liste elettorali. Tutte le volte che il centro destra si è presentato unito non si è mai diviso per questioni legate ai seggi. Micciché e Musumeci sono persone di grande responsabilità, troveremo sicuramente una soluzione come abbiamo sempre fatto. Micciché ha fatto una riflessione, che io condivido: Forza Italia costituisce l’elemento centrale e attrattivo del centro destra sia a livello nazionale sia a livello locale. Già nel caso della scelta del candidato presidente abbiamo mostrato quanto teniamo all’unità della coalizione, ritirando la candidatura di Armao. E di questo sono certo che Musumeci non potrà che tenerne conto”.
In questi giorni, alcune candidature sono state accusate di essere “poco trasparenti” e in conflitto con la volontà di Musumeci di presentare “liste pulite”. Su tutte, spicca la candidatura di Luigi Genovese, figlio di Francantonio ex deputato di Forza Italia condannato a 11 anni per lo scandalo sulla Formazione.
“Ogni partito è chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte e poi saranno gli elettori a decidere se premiarli oppure no. Forza Italia è sempre stato un partito garantista, le colpe dei padri non possono ricadere sui figli e un avviso di garanzia non equivale a una condanna. E vorrei ricordare che quando Forza Italia è stata al governo, è stata protagonista di fortissime iniziative di contrasto alla mafia e alla corruzione. Su questo punto non prendiamo lezioni da nessuno”.
In questa tornata elettorale, Musumeci potrà contare anche sull’appoggio dei tanti “transfughi” che dalle fila di Alternativa Popolare stanno tornando in Forza Italia. Lei ha fatto lo stesso percorso un anno e mezzo fa, adesso la seguono. Non le sembra tardi?
“Io l’ho fatto con convinzione, quando ho capito che il partito che avevo fondato aveva perso le proprie radici che l’avrebbero dovuto tenere collocato sui valori del centro destra. Ho lamentato l’eccessivo appiattimento sulle posizioni del centro sinistra, che non appartiene e non può appartenere alla mia storia. Adesso vedo che alcuni deputati regionali non condividendo la scelta di Ap di sostenere la sinistra, si sono resi conto che la loro base elettorale non li avrebbe seguiti. Non ci trovo nulla di anomalo. Hanno deciso di mettersi in sintonia con i propri elettori”.
L’ultima domanda è sul Movimento 5 Stelle che, a sentire i sondaggi, è accreditato come il vero antagonista del centro destra per la corsa a palazzo d’Orleans. Secondo lei il Movimento è maturo per governare una Regione complessa come la Sicilia?
“Assolutamente no. E prendo ad esempio l’esperienza di Roma e della Raggi, che ha vinto con il voto di protesta e adesso si trova a governare con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Quello che manca è il progetto politico e soprattutto una classe dirigente che assicuri la gestione della cosa pubblica e guidi le istituzioni. La Sicilia non si merita il Movimento 5 Stelle. Dopo Crocetta sarebbe il colpo finale”.