Fu trait d'union tra politica e mafia | Condanna definitiva per Miceli - Live Sicilia

Fu trait d’union tra politica e mafia | Condanna definitiva per Miceli

Mimmo Miceli

Il pronunciamento della Corte suprema sull'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: sei anni e mezzo per il medico chirurgo ed ex assessore alla Sanità del Comune di Palermo, accusato di aver fatto da collegamento tra il capomafia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, e l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro. Miceli si e' costituito a Rebibbia. IL PROFILO

La sentenza della Cassazione
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PALERMO – Adesso la sentenza è davvero definitiva. Mimmo Miceli è stato condannato a sei anni e mezzo dalla Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il medico chirurgo ed ex assessore alla Sanità del Comune di Palermo ha fatto da trait d’union fra il capomafia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, e l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, di cui Miceli è stato il pupillo. Il processo era tornato in Cassazione dopo che gli stessi supremi giudici avevano rinviato il dibattimento in appello.

Un rinvio solo per rideterminare la pena tenendo conto delle circostanze attenuanti generiche. In secondo grado, però i sei anni e mezzo erano stati confermati. Oggi la Cassazione scrive la parola fine al processo, respingendo non uno ma due ricorsi: quello contro il concorso esterno e quello sulla base del quale, secondo Miceli, nel suo procedimento erano stati commessi degli errori materiali. Per Miceli si aprono le porte del carcere. Si e’ consegnato a Roma Rebibbia, in un’ideale condivisione, fino all’ultimo passaggio, del percorso vissuto da Cuffaro. L’ex assessore della giunta di Diego Cammarata fu arrestato il 26 giugno 2003 dai carabinieri del Ros. Ha già scontato 19 mesi di custodia cautelare.

Sono state le intercettazioni a casa Guttadauro a inguaiare Miceli. Nel salotto del boss, anche lui medico, si parlava di tutto. Di candidature, elezioni, concorsi e medici da sistemare. A piazzare le cimici era stato un maresciallo del Ros, Giorgio Riolo (anche lui già condannato) che divenne il primo anello della rete di talpe che passava le notizie riservate su delicate indagini antimafia. Riolo, prima attraverso il maresciallo e deputato regionale Antonio Borzacchelli (per lui la Cassazione ha annullato con rinvio una condanna a 8 anni per concussione ai danni dell’imprenditore Michele Aiello, già condannato per mafia. In appello la violazione del segreto istruttorio era stata dichiarata prescritta. Adesso si attende il nuovo giudizio) e poi Cuffaro e Miceli, fece arrivare, tramite il medico Salvatore Aragona, la notizia delle microspie a casa Guttadauro. La conferma che la catena aveva funzionato arrivò dalle parole di Gisella Greco, moglie di Guttadauro, che pronuncio’ la frase “Allora raggiuni avia Totò” mentre scopriva una microspia. Una frase sempre contestata sia da Miceli che da Cuffaro: non è mai stata pronunciata.

 

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