PALERMO – “L’accordo che il comune di Palermo dovrebbe firmare col Governo nazionale fa acqua da tutte le parti, domani in consiglio comunale chiederemo di votare la nostra mozione per modificarlo. E il giorno dopo presenteremo un esposto in Procura”. Ugo Forello non depone le armi e, alla vigilia della seduta con il sindaco Leoluca Orlando, rilancia: “Il delibato approvato dalla giunta non ha alcun valore e conferma tutti i dubbi su un accordo irricevibile”. E sulle prossime Comunali annuncia: “Non so se mi candiderò al consiglio, ma Miceli segni una discontinuità con Orlando e la sua giunta o non avrà alcuna possibilità”.
L’accordo fra il comune di Palermo e lo Stato per evitare il default sembra ormai cosa fatta…
“E’ un accordo che fa acqua da tutte le parti e rappresenta uno dei livelli più bassi della storia di questa città: il sindaco Orlando e il Segretario generale hanno inventato un nuovo ambito metagiuridico, chiamato delibato, sprovvisto di alcuna valenza e che vuole essere solo una copertura politica al loro discutibile operato. L’unico effetto invece è quello di aumentare le contraddizioni di un atto che è irricevibile e che, ci tengo a sottolinearlo, è stato reso noto solo grazie al gruppo Oso, visto che altrimenti la città lo avrebbe conosciuto a cose fatte”.
Il sindaco, commentando l’atto di giunta, ha detto che serve a fare chiarezza e a evitare fraintendimenti…
“Evidentemente non ha neanche letto l’atto che ha approvato, altrimenti si sarebbe accorto che il cronoprogramma allegato, e che dovrebbe essere l’asse portante di tutto l’accordo, è stato contestato da due aree del Comune, quella delle Entrate e quella delle Attività produttive, che lo hanno bollato come irrealizzabile sia in riferimento all’applicazione del regolamento antievasione per il miglioramento del tasso di riscossione, che alle politiche sul personale che, per inciso, hanno bisogno dei bilanci che non ci sono per essere concrete. La verità è che il piano di riequilibrio e questa bozza di accordo hanno semmai rivelato la totale mancanza di condivisione fra gli uffici”.
A cosa si riferisce?
“Mi riferisco al fatto che la Ragioneria generale, cioè l’ufficio che più di ogni altro avrebbe dovuto lavorare, insieme al Segretario generale, all’accordo, è stata di fatto tagliata fuori solo perché ha assunto una posizione realistica rispetto ai problemi e ha espresso dubbi sull’irrealizzabilità di certe proposte. Per non parlare della mancanza di condivisione con il consiglio comunale, tenuto all’oscuro di quanto stava avvenendo”.
Domani il sindaco sarà in Aula…
“Ma solo grazie alle nostre denunce alla Corte dei Conti, al ministero dell’Interno e a quello dell’Economia, a cui seguirà mercoledì l’esposto alla Procura. Chiederemo anche di votare una mozione che censura l’operato del sindaco e del Segretario generale e modifica il cronoprogramma, fissa un tetto massimo sugli aumenti dell’Irpef e permetta la modificabilità dell’accordo da parte del nuovo sindaco”.
La giunta però sostiene che l’immodificabilità riguardi le misure “nel livello minimale necessario”…
“Una cosa semplicemente ridicola. La verità è che, con questo accordo, l’addizionale Irpef potrebbe aumentare all’infinito per coprire lo squilibrio strutturale del Comune e non c’è alcuna reale misura per incrementare la capacità di riscossione. Faccio anche notare che nel riequilibrio, per il 2022, si prevede un aumento del tasso di riscossione del 10%, mentre nell’accordo è dello 0,5%, il minimo consentito; in quali dei due atti il sindaco ha mentito consapevolmente? La verità è che per raggiungere il pareggio serviranno altri 16 milioni che si vorrebbero prendere sempre dall’Irpef. Questo modo di fare è da dilettanti allo sbaraglio, peraltro il tutto avviene a tre mesi dal voto, nel così detto ‘semestre bianco’ che imporrebbe di non prendere decisioni così importanti per la città senza una piena condivisione col consiglio comunale”.
Il sindaco chiederà a Sala delle Lapidi anche di avallare l’uso dell’imposta di soggiorno per salvare il Teatro Massimo e il Teatro Biondo…
“Posto che si tratta di due realtà da tutelare, non dimentichiamoci che senza il bilancio di previsione 2021-2023 quei soldi non si possono usare e il rischio è che il bilancio dell’anno scorso venga votato dopo le elezioni e certo non per colpa nostra. Ancora non è pronta neanche una bozza…”.
A proposito di elezioni, il centrosinistra pare aver chiuso sul civico Franco Miceli…
“Intanto diciamo una cosa: il termine civico è stato abusato e distorto, usurpato da una certa politica che prova a mascherare i suoi fallimenti. Sembra quasi che basti usare questa parola magica per risolvere ogni problema di credibilità, ma il civismo palermitano è quello che lavora al di fuori dei palazzi e dell’apparato politico. Niente di quello che si muove attorno a Miceli o ad altri candidati ha a che fare col civismo”.
Secondo lei Miceli può vincere?
“E’ difficile, ma solo se si porrà in totale discontinuità con gli ultimi cinque anni di governo, con quello che non si è fatto o si è fatto male. Altrimenti non avrà alcuna possibilità, la città è disgustata da Orlando e dai suoi assessori come Catania”.
Lei si ricandiderà?
“Non lo so, ma al momento è più probabile di no. Io e la consigliera, Giulia Argiroffi abbiamo fatto un gradissimo lavoro, sacrificando le nostre professioni, al servizio della città. Ma oggi la politica sta dando il peggio di sé, gli schieramenti sono divisi e tutti sono partiti dal nome del candidato, piuttosto che da un progetto per Palermo e da una squadra che potesse realizzarlo. Il modello dell’uomo solo al comando, tipico di Orlando, si supera con programmi e squadra, altrimenti avremo solo copie sbiadite del sindaco uscente. Però vorrei aggiungere un’ultima cosa”.
Prego…
“Sono stato tra i fondatori di Addiopizzo, sono cresciuto con le parole e gli insegnamenti di Libero Grassi secondo cui a una cattiva raccolta del voto corrisponde una cattiva democrazia. Per cambiare le sorti della nostra città si dovrebbe affermare il primato della qualità del consenso. Se non si sconfiggerà il vecchio sistema clientelare della raccolta dei voti, che nelle elezioni comunali è ancora più forte, qualsiasi proposta politica sarà nient’altro che una restaurazione del passato. I palermitani dovrebbero smettere di farsi trattare da sudditi, utili solo al momento delle elezioni, e iniziare a pretendere di essere considerati come ‘Cittadini’, con la c maiuscola”.