Mignacca, arrestati | sette fiancheggiatori - Live Sicilia

Mignacca, arrestati | sette fiancheggiatori

Calogero e Vincenzo Mignacca

Nuovo intervento dei carabinieri, dopo il blitz che ha portato all'arresto di uno dei fratelli. L'altro si è suicidato. Guarda le foto dei sette arrestati Nel covo sono state trovate armi, fra cui una pistola mitragliatrice Skorpion e un fucile Kalashnikov.

MESSINA- I carabinieri hanno arrestato altre sette persone che costituivano la rete di fiancheggiatori dei fratelli Mignacca il cui covo è stato scoperto ieri dai militari. Il blitz si è concluso con l’arresto di Calogero Mignacca e il suicidio del fratello Vincenzino che si è sparato un colpo di pistola alla tempia. Erano stati entrambi condannati all’ergastolo con sentenze definitive per associazione mafiosa, omicidi, rapine, estorsioni ed altri reati. Nel casolare trovato anche un piccolo arsenale.

Intanto, gli investigatori hanno raccontato i dettagli dell’operazione che ha portato all’individuazione dei Mignacca. In cinque anni sono riusciti a nascondersi grazia ad una fitta rete di protezione, sebbene uno dei due latitanti fosse gravemente ammalato. Il “pedigree criminale” di Vincenzino e Calogero Carmelo Mignacca era tale che i loro nomi erano inseriti nella lista dei 40 latitanti più pericolosi d’Italia. Il blitz è scattato ieri mattina in un casolare di Lentini, nel siracusano. Quando i militari del Gruppo di Intervento Speciale di Livorno hanno fatto irruzione, Carmelo Mignacca s’è sparato un colpo alla testa, probabilmente perché era gravemente malato da tempo. I particolari dell’indagine e dell’operazione che ha portato alla individuazione del covo sono stati illustrati questa mattina, al Comando provinciale della città dello Stretto, dai comandanti provinciale dei carabinieri di Messina e Catania, Stefano Spagnol e Alessandro Casarsa.

L’indagine è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina. I fratelli Mignacca erano stati individuati già da tempo nel siracusano, dove già in passato altri latitanti “tortoriciani” hanno goduto di ampie coperture. Ma ciò che emerso dalla conferenza stampa è stata la fitta rete di collaborazione “interprovinciale” che ha permesso ai due latitanti di cambiare covi periodicamente. Lentini, Randazzo e Tortorici sono i luoghi da cui si dipanava la rete di protezione nei confronti dei Mignacca. Le manette sono scattate per i vivandieri, ma anche per i “tortoriciani” che avevano il compito di mantenere vivi i contatti con le famiglie criminali del messinese. Gli investigatori nel covo hanno anche trovato documenti e “pizzini” i cui contenuti sono al vaglio degli inquirenti. I magistrati durante la conferenza stampa non hanno escluso che i latitanti potessero continuare a gestire gli affari criminali del proprio clan. Si sta anche cercando di capire se qualche medico possa avere potuto garantire durante la latitanza l’assistenza a Calogero Carmelo Mignacca, il più piccolo dei fratelli che ha deciso di uccidersi appena ha visto i carabinieri fare irruzione nel casolare di campagna. Nel covo sono state trovate armi, fra cui una pistola mitragliatrice Skorpion e un fucile Kalashnikov e poi altre due pistole di piccolo calibro e tre fucili. I carabinieri hanno anche sequestrato un computer portatile utilizzato durante la latitanza dai fratelli Mignacca.


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