Milazzo, il saltatore della politica: "Mi do dieci, sono pronto a rifarlo"

Milazzo, il saltatore della politica: “Mi do dieci, sono pronto a rifarlo”

L'intervista all'onorevole dopo l''incidente'

PALERMO- Onorevole Milazzo, a prescindere da ogni altra valutazione, che approfondiremo, dobbiamo preliminarmente riconoscere che il suo salto è stato un gesto atleticamente notevole.
“Grazie, cerco di mantenermi in forma. E combattere la battaglia in cui credo mi dà ancora più forza”.

In effetti, l’impresa ginnica di Giuseppe Milazzo (Fdi), che passerà alla storia del consiglio comunale di Palermo per quello zompo in alto e in lungo sul banco della presidenza, è stata significativa. Resta da indagare il contesto, peraltro già oggetto di note plurime, anche dell’interessato.

Lei ha inviato un comunicato stampa: ‘E’ poca cosa salire su un tavolo quando si salta e si calpestano leggi’. Approfondiamo?
“Ci sono cose urgentissime, atti improrogabili da approvare, ferite della città da sanare. Non possiamo restare indifferenti”.

Per esempio?
“Ce ne siamo accorti che, a Palermo, ci sono accoltellamenti, liti e sparatorie? C’è una movida a cui mettere mano con il regolamento, per evitare l’illegalità e l’anarchia, è necessario spicciarsi. Io avevo chiesto la priorità che mi era stata garantita, anche perché, adesso, viene Natale e ci blocchiamo. Poi tutto è cambiato”.

Dunque?
“Fino al 25 dicembre dobbiamo lavorare sodo, dobbiamo esserci in Consiglio per votare i provvedimenti importanti, lasciando da parte le cose meno importanti. Invece…”.

Invece?
“Invece passa una linea strana, sostenuta pure da alcuni di Forza Italia. Si mettono avanti le adozioni omogenitoriali, come provvedimento altrettanto urgente, si mischiano le carte…”.

Ma c’è un problema politico nella maggioranza che sostiene Lagalla?
“Io so soltanto che mi trovo in pieno nella linea di Fratelli d’Italia. Sulle adozioni omogenitoriali la penso come il partito a livello nazionale. Nel merito non sono d’accordo e non mi pare che sia necessaria tutta questa fretta… La vera emergenza è l’allarme sicurezza in città. E se c’è un problema politico non riguarda né Fratelli d’Italia, né il sottoscritto”.

Rivediamo quegli istanti al Var.
“Va bene, appello alle undici chiamato dal segretario generale, lui procede e il numero legale non c’è. Succede un grande caos, con i colleghi che entrano ed escono. C’è un secondo appello, con il segretario che chiarisce che lui non si prende responsabilità. Il vicepresidente Mancuso, appena subentrato, chiama un terzo appello, io chiedo la parola per richiamo alla legge, perché non è possibile andare avanti così, calpestando le regole. Non si può procedere con la seduta che era stata dichiarata formalmente chiusa”.

Andiamo avanti.
“Il richiamo alla legge lo faccio otto volte, qualcuno suggerisce a Mancuso di chiamare i capigruppo, il caos aumenta. Io insisto e salgo sul tavolo, perché se si può calpestare la legge, io posso salire sul tavolo!”.

Insomma, non si pente?
“Mi pento!? Certo che no! Non mi devo né pentire, né scusare. Altri devono vergognarsi”.

Si è rivisto?
“Sì, ovviamente”.

E che voto si è dato?
“Sul salto dieci, sulla difesa dei valori spero nella sufficienza. E comunque…”.

E comunque?
“Sono pronto a rifarlo”.


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