PALERMO- “Le Europee, per alcuni che si sbagliano, sono come la Conference, un torneo minore. E non è affatto vero”. L’anonimo estensore della similitudine tra le prossime elezioni e una coppa calcistica considerata un rifugio per sportivamente meno abbienti è nel novero dei convitati alla Camera di Commercio di Palermo ed Enna. Ed esprime un concetto che, in diversa forma, con sfumature differenti, viene sottolineato, nel corso delle interviste e del suo intervento, da Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, a margine della presentazione a Palermo del dossier ‘Fabbrica Europa’.
Gli industriali distillano le loro proposte al cospetto degli onorevoli siciliani eletti al Parlamento Europeo. C’è chi sarà nuovamente in lizza. Il senso è quello di sfruttare una opportunità unica, nell’imminenza di una estate difficile per la Sicilia, soffocata tra siccità e incendi. L’Europa non è un miraggio, ma un approdo concreto.
“La politica deve capire…”
“Ci aspettiamo che l’appuntamento venga considerato dai nostri politici – dice Vecchio – come il modo per rendere effettiva la coesione tra territori più sviluppati e quelli meno sviluppati, tra i quali ci siamo anche noi. La politica deve capire che l’Europa è il centro di tutto. Essere deputato nazionale è meno importante che essere deputato europeo”.
Un’idea ripresa dal presidente nella sua prolusione che affronta anche il dramma della grande sete: “La siccità attuale ha due fattori: l’oggettiva eccezionalità del nostro inverno, non abbiamo di fatto avuto una stagione piovosa, che è molto bello per i turisti, molto meno per l’agricoltura, dall’altra non si è investito dove si doveva farlo. Noi abbiamo il sistema idrico integrato commissariato da tanti anni, abbiamo le risorse, abbiamo una difficoltà di spesa. Quando vengono bypassate dalla pubblica amministrazione o non arrivano o arrivano con lentezza. Chiediamo all’Europa e ai nostri candidati di far tornare centrale l’impresa”.
Le voci degli europarlamentari
In platea si intravvedono alcuni europarlamentari. C’è Francesca Donato. C’è Raffaele Stancanelli. Arriverà Annalisa Tardino, impegnata sul dossier spinoso della siccità. “Mi sono spesa in prima persona con il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini – ha detto di recente – per far presente la situazione critica in cui versa la Sicilia. Il ministero ha già anticipato il Piano straordinario per le infrastrutture idriche per finanziarie entro giugno i progetti prioritari e cantierabili”.
Non c’è Giuseppe Milazzo, rimasto in panne con la macchina, secondo i sussurri del convegno. “Si parla, in genere, di toto candidature – dice Donato, chiacchierando con i cronisti – e si dovrebbe discutere di contenuti politici. Io ricandidata? Penso di sì, se ci saranno le condizioni… Ma non a tutti i costi”. Medesima chiacchierata con Stancanelli: “Dobbiamo renderci conto che tutte le politiche si fanno in Europa, sono convinto che i partiti con un’idea pragmatica potranno avere la meglio. Non ci deve essere nessun derby, se il centrodestra vince, vincono l’Italia e la Sicilia”.
Giuseppe Milazzo, dunque, fisicamente non c’è, ma risponde al telefono in presa diretta e conferma le difficoltà logistiche a chi gli chiede lumi: “Quella con Fratelli d’Italia è una candidatura di servizio – dice -. Mi prefiggo, spero, di fare una buona figura. Dovremo metterci d’impegno per capovolgere gli equilibri in atto, per incidere nella nuova agenda, valorizzando il nazionalismo e la difesa dell’identità”. Nel centrodestra, derby o non derby, la concorrenza sarà agguerrita.
Le grandi manovre
Le trattative vanno avanti, per simboli e figure in campo, mentre la scadenza si approssima. Questo dovrebbe essere il giorno buono per siglare l’accordo tra Forza Italia e Noi Moderati. Un’intesa nazionale, in agenda da settimane, che avrà conseguenze sulla lista siciliana, con la candidatura di Antonello Antinoro accanto a cinque candidati forzisti. Ci si organizza secondo strategie e obiettivi. Conference o Champions che sia, è sempre meglio vincere. Perché nessuno vuole perdere.