“Minacciato per colpa della politica | Sono stanco, pronto a lasciare” - Live Sicilia

“Minacciato per colpa della politica | Sono stanco, pronto a lasciare”

Fiumefreddo: “Ho denunciato. Ardizzone? Parole pericolose". Il presidente: "Difenderò l'Ars"

Riscossione Sicilia
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PALERMO – “Ho subito una minaccia e ho denunciato il fatto alla polizia. Ma adesso sono stanco. E se andassi via oggi, non sarebbe una resa”. La sua storia ieri ha aperto l’ultima puntata dell’Arena di Giletti su Raiuno. Con toni assai gravi, da parte del conduttore. E oggi il presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo si dice preoccupato e stupito: “Non posso non legare questo fatto a quanto avvenuto negli ultimi giorni”.

Si riferisce alle polemiche con la politica?

“Esattamente. Ho deciso di rompere il silenzio, raccontando quanto mi è accaduto, proprio perché i toni ormai sono ampiamente sopra le righe”.

Perché lei lega queste polemiche a una minaccia che metterebbe, stando a quanto da lei raccontato, a rischio la sua incolumità?

“Vede, io sto provando a fare il mio lavoro. Ma questo mio impegno viene descritto come quello di una persona che invece ordisce disegni e ha chissà quale obiettivo. Quando il tono del dibattito diventa questo, è ovvio che la persona in questione venga pericolosamente additata”.

Si riferisce ad esempio alla reazione di Nello Musumeci, dopo la notizia dell’indagine sui presunti favoritismi da parte di alcuni dipendenti di Riscossione Sicilia?

“In generale, mi sorprende il fatto che nessuno decida di difendersi dai fatti, ma che si preferisca fare riferimento, magari, a progetti politici del sottoscritto o di qualcun altro”.

Non comprendo ancora come la reazione di qualche esponente politico possa essere alla base di una minaccia che addirittura possa mettere a repentaglio la sua vita…

“Il problema non è ovviamente il politico che reagisce. Ci sta, ce lo aspettiamo. Ma è chiaro che Riscossione Sicilia interviene anche su ambienti assai diversi e pericolosi. Non dimentichiamo che la società è comunque ‘figlia’ dei cugini Salvo. Oggi i tempi sono persino peggiori di allora. E non posso non notare l’isolamento nel quale sono stato relegato dalle istituzioni”.

Il presidente della Regione la difende da sempre e con forza…

“Certo, il suo sostegno non è mai mancato. E devo dire che ho ricevuto anche la solidarietà di due esponenti assai distanti dal punto di vista politico, come Giancarlo Cancelleri del Movimento cinque stelle e di Angelo Attaguile che oggi è la guida di ‘Noi con Salvini’. A parte loro, ho riscontrato reazioni assai diverse”.

Vale a dire?

“Oggi sembra ci sia un mondo alla rovescia: fare quello che prevede la legge, diventa una cosa strana, inaspettata. E io divento subito uno ‘sbirro’”.

Lei ci ha anche messo del suo. Le polemiche con i deputati e con l’Ars sono state spesso molto accese.

“Per carità. Ma mi sto chiedendo un’altra cosa. Qualcuno ha fatto riferimento a me come una persona che attua ritorsioni e minacce, solo perché ho chiesto a qualche deputato di pagare tasse che non pagava dal 2010. Io allora voglio chiedere al presidente dell’Ars Ardizzone: chiedere per la seconda volta in pochi anni la mia testa al presidente della Regione Crocetta, non è forse un fatto che potrebbe avere anche un profilo estorsivo?”.

Torniamo per un attimo alla minaccia da lei subita. Può dirci almeno da quale ambiente sarebbe giunta? Criminalità organizzata? Cosa nostra?

“Come le ho detto, non posso rivelare nulla, visto che c’è attualmente in corso una indagine di polizia. Certamente, non viviamo in Valle d’Aosta…”.

Chiaro. Ma anche un po’ di tempo fa, quando lei decise di rinunciare a un incarico in giunta conferito poche ore prima da Crocetta, parlò di mafia. Qualcuno oggi dirà: ecco, ci risiamo, la solita storia…

“Io non mi rivedo affatto in quella ‘famiglia’ dei professionisti dell’antimafia. Anzi, mi ritengo profondamente sciasciano. Non amo i teoremi e la retorica dell’antimafia. Semmai, sono per quella che io chiamo l’antimafia del cittadino ignoto”.

Per carità, ma lei è a Riscossione Sicilia per volontà di un governo regionale che su questo tema ha mostrato più di una contraddizione. Un concetto di legalità usato spesso con metri e misure assai diverse tra amici e nemici.

“Io le posso solo dire che non sono mai stato condizionato da questo governo regionale. Il presidente Crocetta mi ha sempre lasciato libero. Così libero che in passato ho anche avviato un pignoramento nei suoi confronti. Per il resto, quello che devo denunciare lo denuncio in Procura per quanto riguarda i fatti criminali, così come ho fatto in Commissione nazionale antimafia, nel corso di una audizione secretata, quando descrivo le connivenze della politica, facendo nomi e cognomi. Ma adesso, lo ammetto, sono stanco”.

Che vuol dire? Sta pensando di fare un passo indietro?

“Io non sono un eroe. Non me la sento di andare avanti a queste condizioni. Metto nel conto, e non mi preoccupa, la reazione della politica. Ma il resto no. Devo pensare alla mia famiglia. Per questo, se andassi via, non sarebbe una resa”.

Eppure, pochi giorni fa, alla fine di una seduta d’Aula a Sala d’Ercole, il presidente dell’Ars Ardizzone mise in guardia il parlamento: inizierà una campagna mediatica, ha previsto, per condizionare i deputati sul tema di Riscossione Sicilia. Qualche malizioso potrà pensare: eccola qua, la campagna è iniziata davvero.

“Devo dire che quelle parole, semmai, sono molto inquietanti, visto quello che è successo dopo. Così come mi preoccupa il fatto che il presidente dell’Ars dica quelle cose, invece di invitare i pochi deputati che non hanno ancora saldato il conto con l’Erario, a regolarizzare la loro posizione. E poi, quale sarebbe il condizionamento? Quello di riscuotere le tasse, così come prevede la legge?”.

No, potrebbe essere un altro: quello, magari, di convincere l’Ars a operare una nuova, milionaria ricapitalizzazione di un’azienda che riceve milioni di euro ogni anno, invece di chiuderla e farla transitare nell’Agenzia nazionale.

“Se il problema è questo, non esiste. Io per primo mi sono detto favorevole alla chiusura di Riscossione. A patto, però, che non si risolva solo nel cambio di denominazione della società, e nel semplice passaggio di questa in Equitalia. Io sono, invece, per l’abolizione dell’esattoria e del passaggio di questa alla Regione, con contestuale abolizione dell’aggio che pesa sulle spalle dei cittadini”.

A quel punto, lei dovrebbe lasciare la guida dell’azienda.

“Mi creda, non è affatto escluso che io possa farlo anche prima”.


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