Luigi Guazzelli, fratello di Giuliano – onesto e rigoroso maresciallo dei carabinieri assassinato a Menfi – ha letto il pezzo di Giorgio Bocca sull’Arma e la mafia. Non è offeso. Rispetta lo scrittore. E’ piuttosto stupito. E si sente comunque chiamato in causa, spiega – quando risponde al cronista dalla sua casa toscana di Gallicano – perché “i carabinieri sono brava gente, nella stragrande maggioranza. Certo, qualche mela marcia c’è dappertutto, ma io ho fiducia nell’Arma”. Suo fratello Giuliano diede la vita per l’Arma e per la Repubblica, con uno strano percorso. Toscano, sposato con una siciliana, fu assassinato il 4 aprile 1992 sulla strada Agrigento-Menfi sulla sua auto Fiat Ritmo. Al processo ci sono state pesanti condanne. Giuliano Guazzelli era chiamato “Il mastino”. Era un investigatore di primo piano, al centro di indagini pericolose su mafia e “Stidda”.
Signor Luigi, ha letto il pezzo di Giorgio Bocca?
“Ho letto”.
Si sente offeso, a leggere di presunte “convivenze”?
“No, sono stupito. Nell’Arma c’è soprattutto bravissima gente che dà la vita”.
Solo brava gente?
“Ci sarà qualche piccola mela marcia, ovvio”.
Persone che danno la vita, come suo fratello. Che tipo era Giuliano Guazzelli?
“Un carabiniere, come tanti, che non faceva compromessi, con nessuno. Mai. Un eroe semplice”.
Mai?
“Qualche volta per le sue indagini, magari era costretto a frequentare brutta gente. Ma lo faceva solo per servire lo Stato e l’Arma”.
Estendiamo questa integrità, sulla parola, a tutti i carabinieri?
“Qualche piccola mela marcia, ripeto, ci sarà”.
Era rigoroso Giuliano?
“Lo chiamavano il mastino, no?”.
Come era a casa?
“Una persona buona e generosa, l’amico dei poveracci, un cuore grande quanto una capanna”.
E con i delinquenti?
“Era, per l’appunto, un mastino”.