PALERMO – Solo l’esame del Dna potrà dare la conferma che l’uomo in Colombia non sia il boss Giovanni Motisi. Prima, però, bisogna individuare il cadavere. I primi accertamenti disposti dalla Procura di Palermo sembrerebbero smentire la notizia pubblicata su “Gente”.
La polizia ha ascoltato in Sardegna il fotoreporter Antonello Zappadu che ha pubblicato la notizia del decesso in una clinica colombiana del boss latitante, ultimo capomafia ricercato di Cosa Nostra. Motisi, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ex capo della Mobile di Palermo Ninni Cassarà, è in fuga dalla fine degli anni Novanta.
Zappadu ha raccontato che Motisi voleva essere intervistato e lui ha parlato con un tramite del superboss negli ultimi tre anni. Ha raccontato che nel giugno del 2022 il boss di Pagliarelli “voleva consegnarsi in Italia perché stava male”. Poi qualcosa è saltato. Zappadu non ha parlato direttamente con Motisi, ma si è detto certo della sua fonte.
Agli investigatori avrebbe riferito di una clinica a Cali, ma da un primo riscontro non risulta il decesso di un uomo dell’età compatibile con quella di Motisi e morto per un tumore.
Le indagini sono state estese in altre strutture sanitarie, ma ci vuole tempo. Il racconto del fotoreporter non sarebbe riscontrato alla luce di altri elementi collegati alle indagini che la Procura porta avanti nella speranza di acciuffare Motisi. Il fascicolo sulla sua latitanza è sempre aperto.