PALERMO – I boss sarebbero riusciti, direttamente o indirettamente, ad occuparsi delle pulizie in alcune cliniche private di Palermo. All’oscuro delle strutture sanitarie si giocherebbe una partita interna alla mafia sotterranea per aggiudicarsi le commesse.
Mafia, l’interesse per le pulizie
A parlarne era Girolamo Quartararo, uno degli arrestati nel blitz alla Noce. Ufficialmente è impiegato della “Stop & go Global service”, cooperativa che si occupa di pulizie. Nel marzo 2024 si sarebbe fatto autorizzare da Salvatore Peritore, uno dei più fidati uomini di Fausto Seidita, arrestato con l’accusa di essere diventato il nuovo capo mandamento, affinché un’impresa, “già affidataria di servizi presso la clinica Torina”, provasse ad “accaparrarsi alcuni servizi alla clinica La Macchiarella”. Il passaggio è così annotato nel fermo disposto dai pubblici ministeri Giovani Antoci e Andrea Fusco.
“Riguardo una clinica”
All’inizio Quartararo aveva spiegato a Paolo Bono, anche lui fra gli arrestati, di essersi visto con “Ricetta”, soprannome di Peritore. Lo aveva contattato per “parlare di un’altra cosa, riguardo una clinica”.
Di che clinica si discutesse emergeva successivamente quando Quartararo leggeva un appunto: “Preventivo casa di cura Macchiarella”. Nel 2023 aveva inviato una offerta di 2.300, Iva esclusa. Ad aggiudicarsi però la commessa era stata un’altra azienda che aveva presentato una cifra più bassa: “Lo fa qualche cosa di meno….“.
“Non voglio pestare i piedi a nessuno”
Sapendo che la vicenda delle pulizie interessava un’altra famiglia mafiosa, diceva Quartararo, “io non ci sono andato a presentare il preventivo… non voglio pestare piedi a nessuno”.
Carlo Castagna, pure lui tra i fermati, si sentiva autorizzato ad intervenire per competenza territoriale visto che la clinica “è alla Noce”. L’impresa si era comportata male, “non è in regola perché – aggiungeva – Bono non hanno fatto sapere niente a nessuno”.
“Siccome gli ho fatto un favore a questo delle pulizie. Gli ho fatto un favore… e stiamo uno a zero per me. Lui si vorrebbe mettere al pari… ma non lo sa che mettersi al pari… – aggiungeva Bono – che diciamo noialtri si fa come ti dico io”.
L’obiettivo era chiaro: “Cede l’appalto e se ne deve andare… ma no perché gli voglio levare il lavoro…perché lui è stato vastaso”, diceva Quartararo tre giorni dopo. Dalle intercettazioni emergerebbe che “l’impresa avversaria” sarebbe stata vicina a Domenico e Nunzio Serio, boss di Tommaso Natale.

