Monreale, il dolore per tre giovani vite

Monreale, la violenza e il dolore per tre giovani vite assassinate

La sparatoria e le vittime. Le indagini e i giorni del lutto
UNA NOTTE DI SANGUE
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2 min di lettura

Il dolore per tre giovani vite assassinate è il sentimento predominante che scaturisce dalla tragicamente assurda sparatoria di Monreale. Ancora prima della comprensibile rabbia. Ancora prima della comprensibilissima paura. Perché nessuno – padri, madri, figlie, figli – è al sicuro, se la violenza può esplodere e fare scempio, in un luogo molto amato, per la sua bellezza e la gentilezza dei suoi abitanti-custodi.

Monreale racconta, nelle sue consuetudini, una meraviglia cordiale. Qualcosa di benevolo che ti resta appiccato addosso, con il segno di un mito. Recarsi nella deliziosa cittadina, respirare la sua storia, offre l’occasione di ritemprarsi in una dimensione di incanto profondo.

Il fortissimo dolore non può essere superato da nulla. Ci permette, nel suo indesiderabile e paradossale assoluto, di connetterci, affettuosamente, con la sofferenza di chi ha perso qualcuno e di trasmettere l’unico frammento umano di una vicenda disumana, in un gorgo di incontenibile perdita.

Il dolore riecheggia fortemente nel messaggio di un Grande Pastore, come l’arcivescovo Gualtiero Isacchi, che ci ha donato parole necessarie.

La violenza – ecco la riflessione -ha nuovamente colpito e questa volta i nostri ragazzi nel cuore di Monreale! Di fronte ad un simile evento, la parola più eloquente è il silenzio, i gesti più appropriati, la preghiera e il pianto. Esprimo il mio personale cordoglio e la mia vicinanza ai famigliari nel loro infinito dolore, così come anche agli amici e all’intera città di Monreale oggi preda dello sconforto”.

“Questo fatto mi colpisce e genera in me un senso di responsabilità, perché queste morti chiedono e meritano una risposta personale da parte di ciascuno. La violenza è ormai cifra caratterizzante del nostro convivere sociale: l’uso delle parole, il bullismo, gli abusi su bimbi e donne, le prepotenze, l’arroganza e molte altre manifestazioni, infettano il nostro modo di comunicare, di convivere e di abitare la casa comune”.

Rimane, in mezzo a tanti confusi impulsi, il dolore da attraversare, da non aggirare, da non dimenticare, da non esorcizzare. Il dolore di una atroce condivisione. Solo tenendolo a mente, sapremo innescare un cambiamento, col ‘senso di responsabilità’, con la ‘sete di risposte personali’, invocati dall’arcivescovo. Oltre alle ineludibili colpe individuali, la violenza interroga sempre tutti.

Resta lo sgomento, anche nel cuore di una comunità sfregiata. Ma quella bellezza gentile, dopo una brutale notte di sangue, tornerà a splendere come una benedizione.


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