L’immigrazione “va governata e non lo si fa con i respingimenti”. E’ uno degli argomenti, insieme al rispetto dei diritti umani e all’annoso problema dei sequestri dei pescherecci mazaresi da parte delle autorità di Tripoli, nella “lista di questioni” che monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio Cei per gli affari giuridici, voleva sottoporre al leader libico Muammar Gheddafi in visita a Roma. Ma l’incontro a tu per tu, all’ultimo momento, è saltato.
“Speravo di potere aprire qualche piccola finestra almeno sul fronte umanitario. Ma non sono riuscito ad avvicinare il colonnello. Alla fine della cena l’ho saluto come tutti, ma non c’è stato il tempo nemmeno per una parola”, dice Mogavero in un’intervista a Famiglia Cristiana, ricordando l’invito rivoltogli dall’Accademia libica e aggiungendo: “Volevo chiedere che fine hanno fatto molte persone respinte, anche se non si deve dimenticare che la politica dei respingimenti è una decisione italiana”. Mogavero ritiene che “sull’immigrazione serva una strategia comune dell’Unione Europea che per ora non c’è. E non si può affidare il presidio dell’intero fronte africano ad un solo Paese e sulla base di accordi bilaterali che prevedono, in cambio, contratti di carattere economico a vantaggio della Libia e dei nostri imprenditori. Perché resta la questione dei diritti umani”.
Secondo il vescovo di Mazara, “dire come fa il governo italiano che l’immigrazione è tutta nelle mani dei trafficanti di uomini e del racket è discutibile. Se manca a livello internazionale una politica di soccorso per chi fugge da situazione drammatiche è evidente che i profughi si affidano al racket. Sembra che la loro decisione di sopravvivere sia una colpa. L’accordo bilaterale con la Libia sui respingimenti però sostiene questa concetto: non si deve emigrare, anzi si deve restare in Paesi dove la vita è messa in pericolo”.
Mogavero aggiunge di non essere stato “mai contento di questo accordo”. E ribadisce che “è un errore affrontare in questo modo il problema dell’immigrazione. Non verrà mai fermata finché esistono situazioni di conflitto e di povertà. Dunque va governata – conclude – e non lo si fa con i respingimenti”.