PALERMO – L’interdittiva della prefettura lo ha privato della certificazione antimafia. E così i Monopoli di Stato hanno bloccato la concessione. Risultato: la sala bingo Kursaal, accanto al teatro Politeama, è chiusa da alcuni giorni. Il titolare, Massimo Monti, ha fatto ricorso al Tar.
Il suo nome compariva nella lista di coloro che pagavano il pizzo trovata addosso a un picciotto del racket. “Bingo 10.000 X2”, c’era scritto. E così, nel 2013, i carabinieri del Nucleo investigativo convocarono Monti, titolare della struttura di via Emerico Amari. “… mio padre è deceduto nel mese di agosto del 2009… prima di morire – raccontò l’imprenditore – mi confidò che per la sala bingo lui pagava già da tempo il pizzo… per evitare di avere contatti con queste persone due volte l’anno, cioè a Natale e Pasqua, si era accordato a versare l’intera somma di 20.000 euro il sabato prima della domenica delle Palme. Pertanto venuto a mancare papà questa incombenza ricadde sulle mie spalle. Nel 2010 il sabato precedente la domenica delle Palme preparai una busta gialla con all’interno la somma di 20.000 euro in contanti. Nella tarda mattinata – proseguì – si presentò un uomo… io mi avvicinai e questa persona si presentò come signor Giuseppe io capii subito di chi si trattava e senza dire null’altro gli consegnai la busta con il denaro… per il 2011, per il 2012 e per quest’anno non ho più consegnato personalmente il denaro. Da allora – concluse – ho preparato la busta con i 20.000 euro e li ho lasciati a uno degli impiegati che faceva il turno il sabato precedente alla domenica delle Palme”.
Un blitz dell’aprile 2014 avrebbe segnato il passaggio da Tommaso Lo Presti a Paolo Calcagno del bastone del comando nel mandamento di Porta Nuova. Fino ad allora Calcagno, mai indagato per mafia, era solo un imprenditore nel settore del pesce surgelato. Attraverso due imprese – la Frescogel e la Worldfish – avrebbe controllato una grossa fetta del mercato cittadino. Nell’ottobre dello stesso anno i carabinieri convocarono di nuovo Monti che con fermezza disse di non avere ricevuto più richieste estorsive e di non conosce alcuno dei soggetti ritratti in un album mostratogli dai carabinieri. Solo che, appena uscito dalla caserma, pedinato dai militari, Monti fu immortalato mentre incontrava Paolo Calcagno e alcuni uomini del racket in un bar di via degli Scalini. Erano le persone che poco prima disse di non conoscere.
Non si è mai saputo cosa si siano detti nel corso dell’incontro, ma secondo gli investigatori “appariva chiaro che l’imprenditore avesse riferito a Calcagno il motivo della convocazione dai carabinieri, dandogli così la certezza, dal momento che la sua foto era contenuta nell’album sottoposto all’attenzione della presunta vittima, di essere monitorato e sottoposto ad attenzione dagli inquirenti”. E così per Monti scattò una denuncia per favoreggiamento, trasmessa dai carabinieri alla Prefettura e divenuta l’ossatura dell’interdittiva antimafia.