Morace e la guerra dei mari| Dossier, veleni e perquisizioni - Live Sicilia

Morace e la guerra dei mari| Dossier, veleni e perquisizioni

L'inchiesta da Palermo e Trapani approda a Messina, Roma, Napoli e Livorno. Fazio si difende.

PALERMO – L’inchiesta si allarga e non è la solita frase di rito. Perché le indagini che ruotano attorno alla Liberty Lines sono partite da Palermo e Trapani per approdare a Messina, Roma, Napoli e Livorno.

I carabinieri dei comandi provinciali di Trapani e Palermo hanno eseguito decine di perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici degli indagati. E avrebbero trovato “riscontri documentali” alle ipotesi di corruzione. Impossibile sapere di quali riscontri si tratti. Analogo riserbo sui filoni investigativi nella altre città italiane.

Di certo a Napoli si è combattuta una della battaglie della guerra dei mari.  Qui aveva sede la Compagnia delle Isole, società oggi in liquidazione, entrata in gioco nell’affare Siremar, acquistata dalla “Società di navigazione siciliana”, con sede a Trapani, di proprietà dei Morace e degli armatori Franza di Messina. Un’operazione da 50 milioni di euro chiusa nell’aprile 2016. La Siremar è passata alla Società di Navigazione Siciliana, costituita da Ustica Lines, diventata poi Liberty Lines, e Caronte&Tourist.

Azionista della Siremar, inizialmente ceduta alla “Compagnia delle Isole” dell’armatore napoletano Salvatore Lauro, era la “Mediterranea holding” della Regione siciliana. La cessione era stata possibile grazie a una fideiussione della Regione, allora guidata da Raffaele Lombardo, di circa 30 milioni.  Solo che la fideiussione fu bocciata dal Tar e dal Consiglio di Stato che la giudicarono un un aiuto pubblico che bloccava la libera concorrenza. E così Siremar passò alla “Società di Navigazione Siciliana” con l’uscita di scena della Regione siciliana e la conseguente messa in liquidazione della “Compagnia delle Isole”.

Fu proprio la Compagnia delle Isole, nel 2014, a presentare il ricorso al Tar contro il bando per i collegamenti con le Eolie e le Egadi vinto dalla Ustica Lines e su cui oggi si concentrano le indagini della Procura di Palermo. Secondo l’accusa, infatti, il bando sarebbe stato gonfiato e cucito addosso alla società dei Morace, grazie alla complicità di Salvatrice Severino, ex dirigente dell’assessorato regionale ai Trasporti, la cui figlia lavorava per Ustica Lines. Tra l’altro, dalle file della Compagnia delle Isole proveniva Giuseppe Prestigiacomo che fu proposto come consulente della Commissione trasporti all’Ars. Una nomina osteggiata da Ettore Morace.

Le indagini riguardano, almeno per quanto finora emerso, il bando del 2014 revocato in autotutela dalla neo dirigente Dorotea Piazza, secondo cui i prezzi del servizio era stati sovrastimati. Negli anni precedenti, però, l’assegnazione del servizio era filata liscia. Allo stop inatteso di due anni e mezzo fa Morace, con l’aiuto del deputato regionale Girolamo Fazio, reagì tentando di mettere a posto le cose. Per questo aveva chiesto all’ex presidente del Cga siciliano Raffaele De Lipsis (indagato) di avvicinare il suo successore Claudio Zucchelli. De Lipsis è uno degli indagati ad avere subito le perquisizioni. L’appello è andato in decisione al Consiglio di giustizia amministrativa il 10 maggio scorso. Non ne conosciamo l’esito.

Secondo l’accusa, Morace avrebbe giocato sporco in una guerra senza esclusioni di colpi per il controllo dominio dei mari di Sicilia. Un affare da oltre 100 milioni di euro di fondi pubblici a cui vanno aggiunti i soldi per la vendita dei biglietti. In guerra sono stati anche Morace e Franza che per rilevare Siremar erano entrati in società. Ad un certo punto Sergio La Cava, imprenditore socio di Vincenzo Franza (sono entrambi indagati), con l’aiuto del carabiniere Orazio Gisabella, in servizio a Perugia, avrebbe messo in circolazione un dossier anonimo sulle malefatte di Morace. Un dossier girato all’Arma, fatto pervenire al senatore Beppe Lumia, che lo ha consegnato alla Procura di Palermo, e giunto nelle mani di due giornalisti della Rai e del Fatto Quotidiano. Questo capitolo dell’inchiesta è già stato trasmesso a Perugia. 

Nella scalata verso l’oligopolio nel mercato Morace avrebbe intrattenuto relazioni con politici nazionali e regionali. Su tutti, il deputato dellìArs e candidato a sindaco di Trapani Mimmo Fazio che per quattro ore e mezzo ha risposto all’interrogatorio del gip Marco Gaeta. Erano presenti anche i pm Luca Battinieri e Francesco Gualtieri. Fazio, che si trova agli arresti domiciliari, ha sostenuto di non aver fatto alcuna pressione e di non aver mai pensato di corrompere De Lipsis a cui avrebbe, invece, chiesto soltanto un parere giuridico sull’atto da presentare al Cga. E le pressioni per bloccare la nomina di Prestigiacomo, inviso a Morace? Fazio ha sostenuto che l’incarico era comunque vietato dal regolamento dell’Ars. La norma, all’articolo 71, prevede che un consulente venga nominato solo a condizione che ci sia in itinere un disegno di legge sulla materia che rende poi necessaria la figura dell’esperto. Sarebbe stato lo stesso presidente della commissione che avrebbe fatto saltare l’incarico. Per i magistrati, l’interessamento di Fazio agli affari dell’armatore sarebbe stato ricompensato con biglietti per gli aliscafi Morace e per le partite casalinghe del Trapani, società di proprietà dei Morace, e con l’utilizzo di una Mercedes noleggiata dalla Liberty Lines. Nessun illecito, ma solo rapporti di amicizia con Morace: si è difeso il deputato regionale. E sempre per uno scambio di cortesie tra amici Morace gli avrebbe prestato una macchina. Quella di Fazio era rotta.


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