Morte di Vanessa: "Femminicidio, battaglia di uomini e donne"

Morte di Vanessa: “Femminicidio, battaglia di uomini e donne”

L'eco dell'omicidio della 26enne nell'incontro con Pilar Castiglia e Agata Ciavola, nell'ambito della rassegna letteraria.
"PAROLE OLTRE, OLTRE LE PAROLE"
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L’importanza della formazione e dell’educazione, in famiglia e fuori da casa, per contrastare la cultura del femminicidio. Fenomeno sempre più acuto di cui Vanessa Zappalà è solo l’ultima delle vittime. La rassegna letteraria “Parole oltre, oltre le parole”, organizzata da Barbara Mileto in collaborazione con il Comune di Catania nell’ambito del Catania Summer Fest, è stata occasione per affrontare un argomento già in programma, ma che la cronaca ha reso caldo. Bollente. Impossibile non menzionare il delitto di Aci Trezza e le dinamiche, ancora foriere di interrogativi, che hanno portato alla tragedia.

Le relatrici

Diritto, psicologia, attenzione ma soprattutto volontà, tanta volontà, di riuscire a invertire il fenomeno, cambiare la cultura, “patriarcale e maschilista di cui, spesso, sono portatrici le stesse donne”, attraverso la divulgazione. E le parole. Quelle di Pilar Castiglia, autrice del libro “Amore è gioia” e presidente dell’associazione antiviolenza Calipso, e quelle di Agata Ciavola, Docente di Diritto Processuale Penale all’Università Kore di Enna.

L’importanza della formazione

“Non è una battaglia contro gli uomini, ma di uomini e donne contro la violenza. E contro la mentalità maschilista e patriarcale di cui sono portatrici anche le donne talvolta – afferma Castiglia, dal cui racconto traspare la frequenza di comportamenti a rischio. “Abbiamo fatto corsi a ragazzi di tutte le età – prosegue – e il riscontro è sempre positivo. Notiamo subito se qualcuno vive episodi di violenza; notiamo subito i movimenti delle ragazze sulla sedie quando chiediamo se il fidanzato vieta loro di andar in palestra, di indossare minigonne o di andare in gita”.

La clinica legale

Anche Agata Ciavola fa percorsi didattici per scardinare la cultura.”Gli stereotipi e i pregiudizi sono presenti anche nelle aule giudiziarie – dice. Per cui, io insieme ad alcuni colleghi, abbiamo avviato un progetto per educare al rispetto della vittima e dei soggetti vulnerabili”. È fondatrice della clinica legale. “Mini corsi che esulano da quelli dei piani di studio – spiega la docente – nel quale l’approccio è di tipo pratico. A Enna, inella nostra clinica, studiamo i casi a livello pratico. Così i ragazzi apprendono meglio perché i racconti diretti arrivano allo stomaco molto prima”.

Norme sul femminicidio: passi avanti e limiti

Ciavola si sofferma, infine, sulle norme. Sui progressi e su ciò che ancora serve. “Molte leggi sono perfettibili – afferma- ma, negli ultimi anni, la vittima dei reati violenti ha assunto un ruolo nel procedimento. C’è attenzione alla formazione delle forze dell’ordine, nelle procure – continua – ma ci sono tante mancanze”.

Le difficoltà 

“La legge ha un limite: deve essere uguale per tutti – continua la docente. Bisogna usare il grandangolo e non lo zoom – dice ancora – ma poi, i casi impongono di guardare i dettagli, i casi concreti. Il legislatore deve riempire la distanza tra la teoria e la prassi e questo è molto complesso. Per colmare la difficoltà occorre che chi applica queste leggi sia altamente specializzato. La gestione di queste violenza così complesse deve essere dato in mano a chi ha competenze specifiche”. 

Foto Roberta Scicali


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