CALTAGIRONE (CATANIA)- Due donne, di 32 e 35 anni, sono indagate per violenza privata, resistenza e oltraggio a pubblici ufficiali nell’ambito delle contestazioni a militari Usa davanti la stazione radar di telefonia Muos di Niscemi (Caltanissetta)a avvenuti il 6 marzo scorso. La Procura di Caltagirone ha emesso nei loro confronti avvisi di conclusioni indagini e comunicazioni di garanzia. Sull’episodio è stata presentata alla magistratura una dettagliata informativa dalla Digos della Questura di Caltanissetta e dal commissariato di polizia dello Stato di Niscemi.
Secondo l’accusa, le due donne avrebbero impedito, con violenza e minaccia l’ingresso nella base, per circa un’ora e mezza, di un pullman dove si trovavano militari della marina americana, fra cui l’ammiraglio comandante della Zona Sud Europa di stanza a Napoli, opponendo resistenza alle forze di polizia intervenute per garantire la libertà di accesso alla struttura e insultando gli operatori con frasi offensive.
“Le forze di polizia sono preposte a garantire la libertà di tutti i soggetti interessati” nella vicenda della base militare Muos di Niscemi. Lo sottolinea la Procura della Repubblica di Caltagiorne, che sul costruendo sistema radar di telecomunicazioni militare Usa nel sughereto di contrada Ulmo ha anche aperto un’inchiesta per violazione delle norme ambientali. Dalla Procura si sottolinea che deve essere garantita “sia la libertà di manifestazione del pensiero dei cittadini, sia la libertà movimento e l’agibilità completa della base militare e dei componenti delle forze armate Nato nei delicati compiti istituzionali loro demandati, nonché degli eventuali soggetti privati e pubblici incaricati della manutenzione o dell’esecuzione di lavori nella struttura”. La Procura di Caltagirone ricorda che “saranno perseguite penalmente, secondo le forme e le modalità stabilite dalle leggi in vigore, violenze e minacce che trasmodino dall’ambito della protesta pacifica e del diritto di critica e di riunione e di manifestazione del pensiero, o che intralcino le libertà di azione delle truppe militari Nato, la funzionalità della Base o che provochino danni materiali agli impianti e alle installazioni militari”.