Dopo la mozione di censura dell’Assemblea regionale siciliana, varata nei giorni scorsi a Sala D’Ercole arriva il provvedimento del presidente della Regione Nello Musumeci: “un atto formale di censura e di richiamo alle sue responsabilità e al rispetto istituzionale del ruolo di rilievo che, mio tramite, le è stato affidato” scrive Musumeci in una missiva inviata a D’Urso ma non una revoca dell’incarico.
Per comprendere l’accaduto è quanto mai necessario fare un passo indietro. Giovedì l’Ars ha celebrato un “mini processo in contumacia” verso alcune affermazioni dell’ingegnere Tuccio D’Urso, super burocrate della Regione in pensione, che poche settimane dopo la messa a riposo è stato chiamato dal presidente della Regione Nello Musumeci a diventare suo braccio destro nell’attuazione del potenziamento degli ospedali siciliani per la gestione dell’emergenza Covid. Stando alle accuse, sintetizzate in una mozione rivolta al Governo, questi avrebbe avuto un comportamento poco rispettoso del parlamento siciliano e di alcuni suoi componenti. Da qui la richiesta, presentata dal capogruppo di Forza Italia Tommaso Calderone, per ottenere la censura e anche la rimozione di D’Urso.
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La seduta dell’Assemblea regionale siciliana era stata un confronto fra difensori e inquisitori. Ad avere la meglio è stato chi voleva la censura. Tutti, però, hanno votato coscienti che l’atto a cui davano il loro consenso avesse una valenza più politica che giuridica.
Oggi, arriva il provvedimento disciplinare che risolve la questione formale. Musumeci, dando comunicazione della censura all’interessato, definisce “improvvide e intollerabili” le dichiarazioni dell’ex dirigente generale attraverso i social, nei confronti di parlamentari dell’Assemblea regionale.
Rimane, però, il nodo politico. Tanti a Sala D’Ercole desideravano la cacciata. Questa non è arrivata come, d’altronde, aveva avvisato lo stesso assessore alla Sanità Ruggero Razza richiamando l’importanza di non interrompere il lavoro fatto da D’Urso mentre si avvicina la possibile fine dello stato d’emergenza.
“Solo il contesto emergenziale – spiega Musumeci nella sua missiva – mi impone di non adottare momentaneamente decisioni di maggiore portata, fino alla revoca dell’incarico conferitole, comprendendo che ciò avrebbe drastiche conseguenze sulla celere prosecuzione dell’attività affidata e, quindi, sulla concreta ultimazione di decine di cantieri nelle strutture sanitarie dell’Isola”.
Nella lettera, il presidente invita ancora il professionista ad “evitare ogni esternazione che non sia strettamente connessa alla comunicazione delle attività emergenziali. Le conseguenze di un diverso comportamento porterebbero, per quanto in mio potere – scrive – ad una non auspicata ma necessaria revoca dell’incarico come peraltro richiestomi, in modo condivisibile, con atto formale dallo stesso Parlamento”.