CATANIA. Detto fatto. Come promesso il caso Myrmex si sposta al di fuori dei cancelli dello stabilimento. Dopo la prima manifestazione di oggi, infatti, è previsto per domani un secondo sit in di protesta dei lavoratori dinanzi la sede catanese del colosso farmaceutico Pfizer nella zona industriale. Azioni e mobilitazioni organizzate a margine dell’incontro di ieri all’Ufficio provinciale del Lavoro tra sindacati (Cgil-Filctem, Cisl-Femca, Uil-Uilctem) e vertici dell’azienda. Un faccia a faccia sul futuro del Centro Europeo di tossicologia e di 76 suoi ricercatori che si è concluso , purtroppo, con un sostanziale buco nell’acqua. Gian Luca Calvi, presidente del CDA e Consigliere Delegato, infatti, ha paventato ai rappresentanti sindacali la possibile incapacità dell’azienda di mantenere i posti di lavoro per i 76 dipendenti a rischio, all’indomani della scadenza della clausola di “stabilità occupazionale”, prevista per il 16 settembre prossimo. Specificando inoltre che “la clausola per la tutela dei posti di lavoro dei ricercatori rappresenterebbe un obbligo con Pfizer (compagnia che nel 2011 cedette il Centro di Ricerca) e non con il sindacato”. Secondo Myrmex, in conclusione, dipenderebbe tutto dalla Regione, rea di non avere rispettato gli impegni assunti.
Risposte che non sono piaciute affatto ai sindacati, i quali insistono: “Il pacchetto di attori – scrivono in una nota – che hanno indotto a credere nel progetto di salvaguardia dell’occupazione non può essere scisso. Il Laboratorio di Ricerca, da sempre ritenuto fiore all’occhiello del territorio catanese per la sua mission di centro di ricerche tossicologiche e tossicogenomiche, oggi non ritrova garanzie nel piano industriale presentato dall’azienda. Se entro venerdì tutti gli attori firmatari non troveranno un accordo, a fronte dell’immediata scadenza della clausola di stabilità occupazionale inserita all’interno dell’accordo fra le parti del 16 settembre scorso, non sapremo più rispondere alle domande dei lavoratori, e dunque – concludono – non saremo in grado di fare da argine allo stato di scoramento e grave incertezza che da mesi ha pervaso le loro vite”.
Naturalmente, permangono lo sconforto e la preoccupazione tra i 76 dipendenti in agitazione per le loro sorti. Dunque, la posta in gioco rimane altissima ed il tempo a disposizione sempre meno.