PALERMO – C’è il docente universitario, il licenziato, l’operaio, l’attivista antimafia, il ricercatore precario dell’università e il pensionato. E ancora i movimenti civici, le associazioni, semplici cittadini e anche qualche esponente di partito. L’assemblea palermitana di Cambiare si può è un mondo variegato: oltre un centinaio di persone che questa mattina hanno affollato la sala Mauro Rostagno di Palazzo delle Aquile e che rappresentano quel mondo della sinistra fuori dal Parlamento e che dice no ad accordi con Sel e Pd, guardando con fiducia a Ingroia e De Magistris.
Una platea vasta che passa dagli attacchi al governo Monti alle nostalgie per il comunismo, passando per l’agricoltura biologica e la scommessa per le prossime Politiche e la raccolta delle 60mila firme necessarie. C’è questo e tanto altro nella prima assemblea locale della nuova lista civica nazionale, che nel capoluogo si alterna al microfono con interventi da quattro minuti al massimo: e dopo l’intervento, ci si siede e si contano i minuti per chi segue, con una guida dell’assemblea “partecipata” che esclude a priori protagonismi.
Perché l’obiettivo “è quello di non ripetere gli errori della Sinistra arcobaleno – dice l’assessore comunale Giusto Catania, fra i più applauditi – che era una sommatoria di sigle e partiti con l’unico obiettivo di superare lo sbarramento alle elezioni. Dobbiamo costruire qualcosa di nuovo che vada oltre, per il quale le urne siano solo un passaggio intermedio”.
L’età media è alta, nonostante i diversi giovani in sala, e l’identikit di chi partecipa all’assemblea sembra rispecchiare vecchi cliché: tutti prendono appunti, con Repubblica o Il Fatto quotidiano sotto braccio, a volte qualche libro, mentre accorati oratori descrivono le sconfitte degli operai nelle fabbriche, la precarietà di chi insegna all’università o il bisogno “che ritorni il vero comunismo, che in Parlamento rifiuta i privilegi e non mangia se prima non lo fa il povero della strada: servono veri comunisti, non quelli alla Bertinotti. Il momento è grave, dobbiamo essere i nuovi partigiani”. “Questa Europa non ci piace – tuona qualcuno – non vogliamo essere trattati come schiavi”.
L’entusiasmo comunque è tanto, alimentato anche dalla prospettiva di poter uscire da un anonimato che solo le ultime Comunali di Palermo sembrano aver cominciato a scalfire. “Qui dobbiamo presentare una proposta di governo seria – dice Frank Ferlisi, insegnante in pensione – e non andare in Parlamento per essere condannati all’irrilevanza”.
In sala tanti cittadini, con bambini al seguito, ma anche volti noti: i consiglieri comunali Antonella Monastra e Alberto Mangano (Idv), i docenti universitari Luca Nivarra, Giancarlo Minaldi e Carlo Marino, i dirigenti di Rifondazione Davide Ficarra e Antonio Marotta, avvocati del calibro di Armando Sorrentino ì, Gaetano Lanfranca e Motta, e Franca De Mauro, figlia del giornalista Mauro ucciso dalla mafia. E ancora l’ex consigliere comunale Ermanno Giacalone, il magistrato Gioacchino Scaduto, Renato Costa di Cgil medici e il Laboratorio Zeta.
“Questa è una giornata importante – dice la Monastra del movimento Alba, che ha dato il via a Cambiare si può – c’è una vasta partecipazione di cittadini e cittadine che trovano un luogo in cui poter provare a incidere sulle sorti nazionali in chiave anti-montiana. E’ una scommessa in un quadro nazionale in continuo movimento e ancora assai confuso”.
E in effetti sono in tanti a fare ancora confusione con il movimento arancione del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. “Noi abbiamo fissato alcuni punti irrinunciabili – dice Beno Biundo di Alba – come la struttura orizzontale e di base, l’assenza di simboli di partito e il divieto di candidare chi negli ultimi dieci anni è stato già in Parlamento. E poi la non alleanze col Pd: e su questo da De Magistris aspettiamo ancora una parola chiara”.
Parola che potrebbe arrivare a Roma venerdì 21, quando il sindaco scioglierà definitivamente la riserva. E a farlo dovrebbe essere anche il pm Antonio Ingroia, che tutti vedrebbero come candidato premier a Politiche che si vanno avvicinando sempre di più. “Ma noi vogliamo che questo progetto sia aperto a tutti – dice Catania – che sia il tassello di un processo più ampio che aggreghi tutti quelli che stanno a sinistra di Pd e Sel, compresi l’Idv e il sindaco Orlando che invito a rompere gli indugi e ad aderire a questo nuovo soggetto. I grillini? Siamo incompatibili, loro non parlano di lavoro, di pace o di migranti che invece sono i punti forti del nostro programma. Puntiamo a rappresentare i più deboli, il nuovo proletariato, non siamo né per l’antipolitica, né per i tatticismi”.
In sala si vedono anche esponenti di Sel come Mario Azzolini, Saverio Cipriano, Angela Galici, Ninni Terminelli di Prospettiva politica (“Il quadro è cambiato rispetto alle Regionali, faremo le nostre valutazioni”), e esponenti dei Verdi ormai spaccati in due tra chi guarda a Bersani e chi no. I Comunisti italiani sembrano invece più orientati all’asse Sel-Pd.
Un’assemblea che si tiene a Palermo come altre se ne tengono a Trapani, Messina, Catania ed Enna: sono circa trecento i siciliani che hanno firmato l’appello. Ma è un mondo in piena evoluzione, che potrebbe attirare su scala nazionale anche la Fiom e lo stesso Antonio Di Pietro, costretto a “riciclarsi” dopo il terremoto Report, ma che dovrà fare i conti anche con la concorrenza a sinistra o almeno con quei pezzi che faranno strada da soli, come Libera Sicilia di Ottavio Navarra che si incontrerà domani al Jolly Hotel.
L’obiettivo sono le Politiche e sarà quindi corsa alle firme e alle candidature, ma l’orizzonte è anche più vasto. “Se andassero bene queste elezioni – sussurra qualcuno – potremmo pensare anche alle Provinciali. Orlando? Starà con noi, vedrete, è solo questione di tempo”.