21 Dicembre 2020, 05:00
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Il cantiere del centro è aperto in Sicilia. Da settimane incontri e conciliaboli di cui abbiamo dato notizia su Livesicilia preparano il primo passo di questo nuovo cammino dei moderati siciliani. Quelli che alle ultime regionali raccolsero con due liste, l’Udc e quella dei Popolari e Autonomisti, circa il 15 per cento. Più il 6 della forza centrista Sicilia futura che correva dall’altra parte. Oggi, grossi pezzi di quei mondi parlano per capire come contare tra presente e soprattutto futuri, in vista delle prossime regionali. E dopo un lavoro di sherpa e di cesello, emerso anche dal ciclo di interviste realizzate dal nostro giornale, hanno partorito un primo documento su cui gettare le basi del nuovo cammino: una carta dei valori con decine di firme di politici e “società civile”.
Il proclama centrista vede tra i sottoscrittori Nicola d’Agostino, capogruppo di Italia viva che si è dato molto da fare su questo fronte, Saverio Romano, l’altro più infaticabile predicatore di una rifondazione centrista, e gli assessori regionali Mimmo Turano, Udc, Toto Cordaro, Cantiere Popolare e Roberto Lagalla, Idea Sicilia. Uno per gruppo, fanno sapere i promotori. E gli altri? Si vedrà.
Tra le firme spuntano un po’ di nomi del passato più o meno recente, soprattutto ex parlamentari ed ex senatori, da Antonello Antinoro a Roberto Clemente, da Enzo Fontana a Ester Bonafede ma anche qualche sindaco ed ex sindaco, come Filippo Tripoli, Nicolò Nicolosi, Peppe Morfino, Gaetano Grassadonia e Giuseppe Ferrarello, diversi medici e avvocati, il segretario dell’Udc siciliana Decio Terrana che solo poche settimane fa litigava di brutto a mezzo stampa con Romano e i suoi. Acqua passata, pare.
L’obiettivo è non restare schiacciati tra populismo e sovranismo. Cioè tra 5 Stelle da una parte e Lega e Fratelli d’Italia dall’altra. “I tempi nuovi che viviamo richiedono idee e visioni per il futuro. Cogliamo i limiti dell’attuale situazione politica nazionale caratterizzata dalla prevalenza di contenuti e comportamenti che definiamo con i termini di populismo e sovranismo, che intendiamo contrastare perché giudichiamo i programmi e le azioni di queste forze dannosi per gli interessi del Paese. Le decisioni che le classi dirigenti, non solo politiche, saranno chiamate ad assumere da qui a breve avranno carattere straordinario ed irripetibile”. Così si apre il documento, sottoscritto anche da una decina di sindaci e di altre personalità che gravitano in quest’area moderata (non ci sono gli autonomisti di Lombardo) oggi divisa tra centrodestra e centrosinistra (i renziani).
“Avvertiamo l’esigenza di ispirare e sostenere proposte politiche che si fondano sulla difesa dei principi fondanti dello Stato liberale – prosegue il documento -, poiché esso risponde ad un bisogno oggi di nuovo avvertito dalla parte più esigente e sensibile dell’opinione pubblica, stanca di assistere e qualche volta costretta a partecipare al processo di degrado delle nostre Istituzioni, all’indebolimento progressivo della nostra economia ed alla corrosione del nostro sistema di solidarietà e coesione sociale. Occorre dunque definire i contenuti essenziali su cui radicare un impegno programmatico politico, economico, sociale che sappia restituire alle nostre comunità prospettive concrete di crescita civile e democratica, uno sviluppo equo e solidale, garantendo giustizia sociale e diritti fondamentali individuali e collettivi per ampliare la base di inclusione di qualunque cittadino”.
Il testo si sofferma sui problemi economici dell’Isola: “Le disuguaglianze economiche, la sempre più percepita crescente povertà economica , la mancanza di prospettive di lavoro, aggravate dalla pandemia in corso, hanno generato nel Paese e anche in Sicilia un diffuso sentimento di disorientamento e diffidenza che l’azione politica non sempre è stata in grado di intercettare e risolvere in termini di soddisfacimento dei reali bisogni individuali. Né può considerarsi risolutivo il perseguimento di politiche ispirate a formule populistiche o a facile qualunquismo, ovvero all’adozione di interventi statali di matrice assistenzialistica, nel tentativo di evitare uno scontro fra “ceti sociali” pericoloso per la tenuta dello stesso ordinamento”.
Superare egoismi e personalismi è l’auspicio: “Abbiamo la certezza che serva un percorso, culturale prima che politico, che, superate formali divisioni ed egoistici particolarismi, sappia richiamare intorno ai più importanti ed attuali temi di interesse pubblico l’impegno (non solo politico) di quanti ritengano di spendersi per migliorare le condizioni sociali e la convivenza civile”.
Si passano in rassegna tasti dolenti come l’emigrazione giovanile, il gap infrastrutturale, il lavoro, la povertà, si abbozzano proposte come quella di “un sostegno al lavoro con importanti sgravi fiscali per le imprese e con la trasformazione in vaucher lavorativi dei contributi destinati al reddito di cittadinanza ed una legge sulla povertà, che aiuti chi ha bisogno di ricovero, socialità, vitto e alloggio quotidiano, che affronti e risolva le questioni rimaste aperte su immigrazione e accoglienza”.
Che sia questo, un ddl contro la povertà, il primo passo che si concretizzerà all’Ars con un disegno di legge della nuova cosa bianca? Lo si scoprirà a breve così come a breve si capirà meglio il rapporto tra la nuova cosa centrista, nella quale i gruppi esistenti all’Ars manterranno la loro autonomia e non si fonderanno, e Forza Italia. Il pranzo all’Ars di qualche giorno fa tra Saverio Romano e Gianfranco Micciché, con incursione di D’Agostino, rafforza l’impressione che i berlusconiani siano gli interlocutori naturali di questa nuova cosa moderata. Che nasce in questa legislatura ma guarda alla prossima, alla creazione di una lista unica centrista che ambisce nelle speranze dei promotori alla doppia cifra. E con la quale Nello Musumeci (il progetto non gli è certo ostile in partenza, con ben tre suoi assessori tra i firmatari) dovrà confrontarsi. O magari il Pd, chi può dirlo oggi? Da qui al voto per le regionali gli scenari anche nazionali possono cambiare.
Italia viva, malgrado il capogruppo D’Agostino sia uno dei registi dell’operazione, non si sposta per questo dall’opposizione alla sfera della maggioranza all’Ars. Non tutti i renziani probabilmente guarderanno al progetto con entusiasmo. Ma in passato anche a Livesicilia Davide Faraone ha espresso l’obiettivo di aprire al centro. E tra i firmatari ci sono persone vicine al parlamentare renziano Francesco Scoma.
Da qui alle regionali, del resto, a Palermo come a Roma molte cose potranno mutare. E la saldatura tra Lega e autonomisti (che hanno scavalcato i musumeciani) annunciata sabato sera rappresenta un altro tassello di un possibile scenario tutto nuovo, e rimescolato, nella legislatura a venire.
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21 Dicembre 2020, 05:00