Totò Cuffaro e la (complicata) rifondazione moderata - Live Sicilia

Cuffaro, i capponi e la (complicata) rifondazione moderata

L'ex governatore lancia la sua Democrazia cristiana. L'Udc non ci sta. E volano stracci.

Ha lanciato sul suo seguitissimo profilo facebook la nuova pagina della Democrazia Cristiana – Sicilia. Totò Cuffaro fa sul serio, vuole attrezzare una scuola politica e farlo sotto l’ombra dello scudo crociato, simbolo che gli è stato affidato dalla Dc di Grassi, Alessi e Fontana come commissario regionale. “Il Partito di Sturzo e di De Gasperi, il partito che ha fatto grande l’Italia e la Sicilia è tornato! Seguici!”, annuncia la pagina Facebook. E proprio dalla Sicilia di Sturzo, l’ex governatore, uscito dalla politica dopo la condanna definitiva per favoreggiamento aggravato dall’aver favorito Cosa nostra che gli è costato una lunga detenzione, si vuole mettere all’opera per ricostruire la democristianità. Un altro tassello nel mosaico della rifondazione moderata che sta cercando di muovere i primi passi in Sicilia, dove i centristi sopravvissuti stanno ragionando su come fare massa critica per non finire fagocitati dalle nuove destre populiste e contare ancora qualcosa in vista delle prossime regionali. Al momento è poco più di un auspicio condiviso ma i conciliaboli sono in corso ormai da un pezzo, come da settimane raccontiamo su Livesicilia. Un percorso non semplice visto che il pollaio dei centristi, minacciato dalle volpi populiste che minacciano di non lasciar nulla, è affollato da galli che, privi di un leader riconosciuto, rischiano di fiaccarsi a vicenda come i capponi di Renzo.

Volano stracci

I primi segnali sono arrivati già. Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc dalla cifra movimentista, già qualche giorno si è espresso contro quanti a suo modo di vedere cercano rivalse da vecchi arnesi della politica (“brontosauri”, dice lui) nella speranza di ripristinare un ancien regime ormai superato. Siluri senza nomi e cognomi del destinatario ma che parevano indirizzati al mondo del cuffarismo. E ieri, Decio Terrana, che dell’Udc è coordinatore siciliano, ha liquidato al Fatto Agrigentino il ritorno di Cuffaro così: “Ho stima per Totò ma la politica è ormai un’altra cosa rispetto a lui, se partiamo con Totò Cuffaro è meglio che restiamo a casa. La storia non va mai indietro, va avanti con i giovani”. E ancora: “Il centro non lo possono fare certamente Totò Cuffaro e Saverio Romano. E’ legittimo ma la politica non li regge e non accetterà queste cose”. Parole a cui oggi risponde Peppe Germano, dirigente del Cantiere popolare, che definisce Terrana “un ingrato” e “ormai una voce isolata nell’Udc”. Mimmo Turano a stretto giro stigmatizza le “offese gratuite e pesanti” a Terrana da patte del Cantiere poolare e ammonisce: “Qualcuno rischia di trasformare i moderati in una barzelletta”. Cuffaro, via Twitter, risponde con ironia a Terrana: “Stia sereno, so perfettamente che io sono il vecchio e Lui è il nuovo”.

“Impossibile rifare la Dc”

Il coordinatore dell’Udc spiega oggi a Livesicilia: “Molti hanno tentato di rifarla Dc ma sono stai esperimenti fallimentari. Un po’ di responsabilità sulla distruzione delle aspettative dei giovani democristiani ce l’hanno quelli che avevano responsabilità di governo. Dobbiamo parlare di scuola, sanità, mobilità, con proposte concrete, non mettere assieme delle sigle per farne la sommatoria. Discutiamo semmai su quali valori impostare un partito che porti la pace sociale, con umiltà”, conclude Terrana, che in vista delle amministrative di Palermo mette sul tavolo la possibile candidatura di Vincenzo Figuccia.

I centristi e Musumeci

Insomma, il clima da costituente centrista ancora non si respira. Non tutti hanno la stessa idea del futuro tra i sopravvissuti di quel centro che non vuole evaporare e che si aggrappa ai risultati confortanti ottenuti alle amministrative. E questo malgrado sotto traccia si lavori, eccome. Molto attivi sono i “siciliafuturisti”, oggi in gruppo con i renziani all’Ars, con in testa Nicola D’Agostino, che alla nuova cosa centrista crede eccome. Magari sperando di coinvolgere Forza Italia e Gianfranco Micciché. Che nella prossima legislatura vuole però restare sulla poltrona di presidente dell’Ars, prospettiva che sarebbe naturale se Nello Musumeci restasse a Palazzo d’Orleans. E allora l’armistizio con il governatore sarà sempre più tattico man mano che le regionali si avvicineranno. E magari toglierà appeal alle sirene neocentriste dalle parti della Torre Pisana. Ma d’altronde, anche tra i centristi ci sono filomusumeciani di ferro, come l’assessore Toto Cordaro. “Stringerci attorno al governo Musumeci” è l’imperativo di Terrana. Ma tra i papabili neocentristi ci sono anche quelli che di un bis di Musumeci non vogliono manco sentir parlare, come Davide Faraone, leader renziano che, registrato lo sgradito feeling tra Barbagallo e Cancelleri, guarda con interesse alla sua destra, vedi “modello Enna” ma in uno scenario che sposti l’asse verso il centro.

Tanta confusione sotto il cielo, in buona sostanza. Musumeci, preso da ben altre urgenze, guarda alla vicenda consapevole che ogni mese che passa verso le elezioni, accorcia il tempo a disposizione di possibili o eventuali competitor interni alla coalizione in grado di contendergli la candidatura. Al momento non se ne vedono, se non forse dalle parti dello Stretto. Ma lì il “moderatismo” non c’entra un granché.


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