Navarria, "spazzino" dei Malpassotu | Il profilo del killer di Belpasso - Live Sicilia

Navarria, “spazzino” dei Malpassotu | Il profilo del killer di Belpasso

I particolari dell'indagine dei carabinieri che nei giorni scorsi hanno sventrato un gruppo criminale di estortori capeggiati da Aldo Carmelo Navarria, uscito dal carcere nell'estate del 2014 dopo una condanna definitiva per mafia e omicidio. VIDEO - L'ESTORSIONE IN DIRETTA

CATANIA – Negli anni Ottanta era lo “spazzino” del clan del “Malpassotu”. Colui che faceva sparire i cadaveri, insomma. Carmelo Aldo Navarria, tornato in carcere da qualche giorno con l’accusa di estorsione aggravata ai danni di un imprenditore edile di Belpasso, è stato un boss mafioso pericoloso e spietato. Il profilo criminale che si evince leggendo alcuni atti giudiziari del passato che lo riguardano, come la sentenza del processo Aria Pulita celebrato negli anni ’90, è a tratti agghiacciante.

Sono almeno quattro gli omicidi per cui è stato condannato in via definitiva, uno commesso nel 1982, uno nel 1984 (con sequestro di persona), uno nel 1986 e uno tre anni dopo.

Per un periodo è stato il braccio destro del capomafia Giuseppe Pulvirenti, si apprende da fonti investigative. E all’interno del clan – come detto – aveva un ruolo preciso: era addetto alla distruzione dei cadaveri. I giudici scrivevano che la “cava di Belpasso era diventata una sorta di campo di sterminio”. Navarria finisce in galera: 26 anni dietro le sbarre però non bastano per estirpare la sua ambizione criminale.

Già prima che il boss stava per uscire dal carcere i carabinieri capiscono che Navarria stava preparando il terreno per tornare in “auge” nell’ambiente malavitoso di Belpasso. I militari del Nucleo Investigativo improntano un’attenta attività di monitoraggio appena “lo spazzino” dei Malpassotu mette un piede fuori dalla galera: è il mese di luglio del 2014. Una volta libero inizia a formare il suo gruppo fidato di picciotti. E Navarria si rivolge ai due generi: Gianluca Presti e Antonino Prezzavento, i mariti delle figlie del boss. Il gruppetto criminale di allarga con parenti e “amici stretti” della famiglia Navarria.

I contatti con l’imprenditore da taglieggiare iniziano ad ottobre 2014. Per convincerlo a pagare il pizzo il killer dei Malpassotu ordina il pestaggio del costruttore. E’ stato proprio il referto medico a “incastrare” la vittima, che in un primo momento (dopo i fermi dei carabinieri) aveva smentito di essere minacciato. In un primo momento costringono l’imprenditore a stipulare un contratto di comodato d’uso di un terreno a favore di Navarria e Prezzavento. Poi per metterlo con le spalle al muro gli sottraggono le chiavi della sede dell’attività edile, che per alcune settimane rimane chiusa. A quel punto l’imprenditore inizia a pagare alla fine dello scorso anno: 1000 euro al mese, con un versamento ogni 15 giorni di 500 euro. Estortori e vittima finiscono sotto intercettazione, i carabinieri così scoprono che ad un certo punto il costruttore chiede di poter avere “uno sconto” sul pizzo, che viene ridotto a 600 euro. Ogni due settimane l’esattore ritira la rata da 300 euro. L’esattore fino a settembre era stato Gianluca Presti, poi è finito ai domiciliari per droga e il testimone è passato al cugino Presti Mirko. I carabinieri, ad un certo punto, poche settimane fa riescono a capire la data del “pagamento” e predispongono la trappola.

Nel cantiere viene installata una telecamera: il 20 novembre Mirko Presti viene ammanettato con le mani nel sacco. Nella notte i carabinieri predispongono i fermi per indiziato di delitto per le altre 7 persone tra cui il capo e boss Aldo Carmelo Navarria. Il 23 novembre il Gip Anna Maggiore ha convalidato i fermi e contestualmente emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Uno dei provvedimenti è stato eseguito a Brescia. Il Gip lombardo non ha convalidato il fermo nei confronti di Francesco Carmeci, ma ha disposto la reclusione in carcere.


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